giovedì 18 dicembre 2014

Giro al Pizzo del Becco

Ultimamente i vari impegni lavorativi e non ci stanno veramente usurando e con Lorenz ci lanciamo in una piccola "escapade" in giornata in un angolo davvero bello dell Orobie. Su consiglio del Tito decidiamo di salire al Pizzo del Becco a provare una delle vie di misto di misto/dry che ci sono sullo spallone di quest'ultimo: sembrano carine e si fanno tranquillamente in giornata, proprio quello che cercavamo!

Manco a dirlo siamo un po' di corsa perchè Lorenz deve rientrare a casa presto e per la legge di Murphy quando si è di fretta si hanno sempre dei contrattempi! Infatti, manco a dirlo, arriviamo al parcheggio con un'oretta di ritardo e dopo pochi metri a piedi ci infiliamo lungo il sentiero sbagliato perdendo altri tre quarti d'ora a vagare nei boschi!! Sconsolati, siamo quasi sul punto di gettare la spugna, ma la bella giornata ci spinge a salire comunque fino all'attacco, pur sapendo che non avremo il tempo di fare una delle vie che volevamo, convinti che alla fine sarà solo una bella scampagnata.

Una volta imboccato il sentiero buono saliamo però veloci e la bella traccia ci permette di arrivare rapidamente alla base dello spallone del Pizzo del Becco. Come previsto non abbiamo tempo di fare una delle vie tecnicamente più impegnative: ci incuriosisce però una goulottina sulla sinistra, è ben formata e sembra i possa percorrere in tempi brevi. Saliamo quindi slegati la facile parte bassa e usciamo i cima con due lunghi tiri di corda non difficili ma divertenti. Ci ritroviamo quindi in cima allo spallone in perfetto orario per poter rientrare con calma, con la netta impressione di aver salvato una giornata che sembrava ormai una delusione!
Nei giorni successivi scopriamo di aver probabilmente salito una linea aperta la settimana precedente da V. Cividini & Co. e battezzata "Goulotte Beppe"....comunque sia, come direbbe il saggio: "another great day out in the mountain"!!

Panorama sulla Val Brembana
Al cospetto dello spallone del Pizzo del Becco
Primo tiro
Secondo tiro
La cima del Pizzo del Becco vista dallo spallone
Panorama dalla cima
Ultimo sguardo allo spallone e alle sue belle linee di misto prima di scendere

giovedì 11 dicembre 2014

Aspirante Guida Alpina


Beh, questo post la dice tutta nel titolo e nell'immagine qui sopra!!!

Forse non ci sarebbe bisogno di nessun altro commento, ma due parole mi sento proprio di dirle e condividerle con voi...

Per me si concludono due lunghi anni di formazione, dove ho imparato molto e conosciuto gente davvero super. L'essere arrivato a stringere tra le mani questo pezzo di carta lo devo alla mia famiglia e soprattutto a mia moglie Dominique che mi ha sempre sostenuto e permesso di seguire al 100% i miei sogni facendo ovviamente degli enormi sacrifici.

Ancora non so dove o cosa mi porterà questo titolo ma spero solo che il bello debba ancora venire e soprattutto di riuscire a trasmettere la passione e il piacere di stare in montagna a chiunque mi capiterà di accompagnare e di incontrare....Sono convinto che non si "diventa" Guida Alpina ma lo si "è" punto e basta: non si tratta di una semplice professione che uno esercita un tot di ore all'anno ma un modo di vivere e di essere....io in questi due anni ho scoperto e mi sono convinto di esserlo, spero che il futuro mi confermi questa convinzione: l'esame più difficile (come ci disse un vecchio saggio) adesso sarà quello delle persone che accompagnerò nei posti più belli del mondo!

mercoledì 26 novembre 2014

GOULOTTE BOIVIN (Dôme de Neige des Écrins) - Slow Climb & Piolet Baton!

Qualche tempo fa avevo letto un post di uno forte che diceva di voler promuovere la nuova moda dello "Slow Climb". All'inizio ho faticato un po' a capire il concetto, ma poi tutto mi è diventato più chiaro quando grazie alle condizioni eccezionali di quest'autunno si vedeva gente correre su e giù dalle nord in modo frenetico: "Ciao!...bella la via? come sono le condizioni?"  "Bella, bella! Vai tranquillo, ci abbiamo messo 3 ore e abbiamo usato 3 viti!"......quindi se io ce ne metto 6 di ore (che a priori non sarebbe neanche male dato che la relazione dice tra le 6 e le 8 ore....) e mi prendo 8 viti perchè, sai com'è, un paio le metto in sosta e qualcuna ogni tanto per proteggermi prefrisco avercela dietro, forse è meglio che non lo racconto troppo in giro per non fare la figura dello sfigato!....Ovviamente questo esempio è volutamente estremizzato ma penso che serva per rendere l'idea dello "Slow Climb": come lo Slow Food che nasce in contrapposizione alla moda del Fast Food per riscoprire i piaceri della cucina tradizionale, anche lo Slow Climb vuole riscoprire il piacere di godersi la montagna senza l'ossessione del cronometro e del tempo da battere....non male come idea eh???....lo dicevo io che quel tipo è uno forte!!

Per me e Julien l'approccio alla Goulotte Boivin è stato davvero "Slow Climb style": sapevamo che aveva nevicato molto, sapevamo che le condizioni non erano più quelle di due settimane fa dove si poteva fare tutto e subito senza porsi grosse questioni, sapevamo che dovevamo andare su piano piano, faticando tanto e valutando di volta in volta le condizioni, pronti a tornare giù se il gioco fosse diventato troppo pericoloso...sapevamo che di record non ne avremmo battuti ma volevamo goderci questo viaggio un po' verso l'ignoto nell'incantato vallone di Bonne Pierre.

In salita nel vallone di Bone Pierre: il Dôme de Neige si intravvede sullo sfondo! (photo: Julien Espeut)
Era da tanto che volevo organizzare un'uscita con Julien e andare a dare un'occhiata alla Boivin è sata l'occasione per fare qualcosa insieme e anche per rivedeci dopo un bel po' di tempo....partiamo quindi dalla Berarde carichi come muli con materiale per scalare,cibo, tenda e materiale da bivacco: non vogliamo farci mancare tutte le comodità!....Ovviamente anche sci d'avvicinamento ai piedi: la speranza che qualcuno fosse già salito i giorni precedenti si dissolve dopo pochi metri di dislivello e ci rassegniamo a batter traccia per ben 4 ore abbondanti prima di poter montare la nostra tenda sotto un masso nel vallone di Bonne Pierre, al cospetto della parete nord-ovest del Dôme de Neige. 


Bivacco comodo comodo!
Dopo una cena abbondante ci concediamo qualche ora di sonno per ripartire alle 4 e mezza alla volta della parete che si staglia oscura contro il cielo stellato. Lasciamo gli sci alla tenda e tracciamo l'ultimo tratto fino all'attacco nella neve fino alle ginocchia: una vera goduria! Troviamo facilmente l'attacco: la terminale si passa senza problemi e la prima parte della goulotte fila via liscia come l'olio su neve compatta inframezzata ogni tanto da buon ghiaccio. Arrivati alla sezione centrale la musica cambia: dopo qualche bel tiretto un po' più impegnativo arriviamo al cospetto dei due tiri chiave che sono ben formati e come previsto ben verticali!! Parto sul primo di questi e dopo 60mt di ghiaccio tenico e spesso anche abbastaza fine, lottando con un forte e fastidioso spindrift che non facilita certo il compito, arrivo in sosta di questa bellissima lunghezza di grande soddisfazione! Juien segue il pù rapidamente possibile: lo spindrift non accenna a calare e anche lui arriva in sosta che sembra un pupazzo di neve!!...Ormai non ci resta che l'ultimo tiro duro prima di affrontare la più facile parte superiore. In teoria questo sarebbe il famoso tiro del "bouchon de neige" ma per fortuna del "bouchon" non c'è traccia! Parto ancora io e qui la lotta è più con lo spindrift che con la difficoltà del tiro: la "doccia" continua di neve e vento mi rende difficile capire dove mettere le picche e i ramponi; arrivato quasi all'uscita del tiro, i piedi messi un po' a caso scivolano e mi trovo appeso solo sulle picche, una delle quali mi schizza via dalla mano e, nonostante la dragonne, la vedo cadere inesorabilmente verso il basso. Non mi spiego ancora come possa essere caduta, probabilmente il moschettoncino della dragonne si è aperto sbattendo da qualche parte: fatto sta che mi ritrovo appeso ad una sola picca quardando l'altra rimbalzare in basso a pochi metri da Julien per poi sparire in fondo alla goulotte. Fortuna che l'utima protezione non è lontana. Appeso nel bel mezzo del sempre presente spindrift cerco di valutare la situazione e decidere il da farsi: potrei fare un abalakov e calarmi per poi scendere in doppia, però avevamo già fatto 500mt di goulotte e per la ritirata avremmo dovuto attrezzare un bel po' di soste...sopra di me invece avevo pochi metri ancora di terreno difficile per finire questo tiro e poi secondo la relazione avremmo trovato terreno decisamente più facile per gli ultimi 200mt della via...decido rapidamente che l'uscita più sicura è verso l'alto: mi slego da una corda e la faccio scendere fino a Julien che ci attacca una delle sue picche, recupero la picca, mi lego, finisco il tiro, faccio sosta, faccio tornare giù a julien la sua picca sempre legata a una delle de corde, Julien mi raggiunge in sosta e finalmente insieme possiamo analizzare la situazione.Tutta questa operazione ci ha fatto ovviament perdere un bel po'di tempo ma abbiamo margine per uscire con la luce del giorno, la parte finale della goulotte sopra di noi sembra effettivamente relativamente facile: sono convinto di poter tranquillamente continuare con una picca in una mano e un bastone nell'altra. Rassicuro Julien e mi incammino nel couloir inaugurando una nuova tecnica personale: il piolet-baton!! Questa nuova forma di progressione è sicuramente più lenta del più classico piolet-traction ma si rivela anch'essa efficace: basta avere un buon equilibrio sui piedi nel momento in cui si sposta la picca! Fortunatamente in questa parte finale lo spindrift ci lascia in pace: Julien risolve da primo senza problemi i tratti in cui la tecnica piolet-baton è consigliabile solo con la corda dall'alto e con le ultime luci del giorno ci ritroviamo a ridiscendere in mezzo agli imponenti seracchi del Dôme de Neige verso il colle des Ecrins. Inutile dire che anche qui dobbiamo tracciare tutto nella neve fino alle ginocchia e oltre, ma almeno siamo in discesa e tutto sommato, a parte il passaggio di un crepaccio un po' ostico, scendiamo rapidamente fino al colle des Ecrins, dove ci godiamo una meritata pausa thè e ammiriamo la solitudine e l'isolamento di questo posto in questa periodo dell'anno...Fossimo stati d'estate a quest'ora ci sarebbe ancora gente in giro per il ghiacciaio e noi ci godremmo un bel tardo pomeriggio di sole: in questa stagione invece tutto è buio e freddo. Dal colle con un paio di doppie, riscendiamo sui pendii soprastanti il vallone di Bonne Pierre che raggiungiamo un'oretta più tardi. Una volta di nuovo nel vallone rivediamo la stessa parete di questa mattina stagliarsi oscura contro il cielo stellato e cerchiamo di capire dove dirigerci per ritrovare la tenda. Fortunatamente la tecnologia ci viene incontro: prima di partire avevo segnato il punto col gps e adesso è solo questione di seguire fedelmente la direzione indicata da quest'ultimo (per fortuna, altrimenti ho la netta impressione che avremmo passato la notte vagando tra un masso e l'altro senza trovare la tenda!!). Tra una cosa e l'altra per le 10 di sera siamo già al caldo nei sacchi a pelo fondendo un po' d'acqua per bere qualcosa di caldo prima di dormire. Considerando tutte le problematiche del tereno e della perdita della picca penso che abbiamo perso almeno 5-6 ore rispetto ad un'ascensione standard, il che farebbe a dir poco ribrezzo ai "recordman" che imperversavano sulle nord solo un mesetto fa: ma noi eravamo lì per fare del sano "slow climb" e tutto sommato aver completato la salita in queste condizioni è una grande soddisfazione, .

Primi tiri: ma quando arriva la luce??

Appena fa giorno l'ambiente si rivela niente male

Vista sul vallone di Bonne Pierre all'alba
Man mano che saliamo arrivano le prime difficoltà

Ultima foto con entrambe le picche (ph: Julien Espeut)

Sul tiro chiave (ph: Julien Espeut)
Julien esce dal tiro chiave

La parte alta della via

Verso l'uscita!

Il giorno dopo al risveglio constatiamo che il meteo non è così bello come previsto: è tutto coperto e comincia a nevischiare ma a noi interessa poco, dobbiamo solo scendere alle macchine, l'unico rimpianto è di non poter fare un'ultima foto alla goulotte col sole!!

Preparando la colazione prima di tornae alla civiltà (ph: Julien Espeut)
Ultimo sguardo alla goulotte prima che venga avvolta dalla nebbia
Discesa con gli sci d'avvicinamento: equilibrio precario! (ph: Julien Espeut)

GOULOTTE BOIVIN -  NW DOME DES NEIGE DES ECRINS (ED - V, AI 5+ )
15-16 Maggio 1979 - Jean-Marc Boivin, François Diaféria e Gérard Vionnet-Fuasset
MATERIALE DA NOI UTILIZZATO: 10 viti da ghiaccio, di cui 3 corte - avevamo anche qualche friend e chiodi ma non sono serviti - sci per l'avvicinamento indispensabili.


Il tracciato della via con segnato il punto da dove ho continuato senza picca (ph: Julien Espeut)

lunedì 3 novembre 2014

ADAMELLO PARETE NORD: HELLO WOMEN OF MY DREAMS


Tornati da poco dall'ultima spettacolare trasferta (della quale non ho ancora avuto tempo di preparare il resoconto dettagliato ma che prometto di pubblicare il più presto possibile!) ci ritroviamo nel bel mezzo di un'anticiclone che ci regala belle giornate a ripetizione, e come se non bastasse le condizioni di pareti nord e goulottes in generale sono a dir poco ottime!....Sul Bianco si sente parlare di inee formate e mai salite fino ad oggi a memoria d'uomo, robe da matti!.....a noi non restava altro che mettere le picche in macchina e scegliere la destinazione!
Ovviamente le goulottes del bianco sono una bella tentazione ma la quantità di report e foto che piovono da ogni profilo facebook fanno presagire la possibilità di ritrovarsi facilmete in condizioni di "sovraffollamento"....Optiamo quindi per una parete un po' più remota e di accesso meno immediato, sperando che le folle non arrivino fin lì: la  nord dell'Adamello. Sull'Adamello ero stato solo con gli sci durante la scorsa stagione invernale e già in quell'occasione avevo dato un'occhiata alla bella parete nord che subito mi aveva attirato. Presto fatto si forma subito una bella squadra: ovviamente l'immancabile Lorenz e poi anche Bac che si unisce a noi in trasferta speciale da Torino a Lecco. Per un attimo rischiano di unirsi anche il Gelmets e Ale ma alla fine gli impegni di lavoro reciproci ci impediscono di combinare lo stesso giorno di partenza: poco male, la super cordata è rinviata alla prossima occasione!!
La via che scegliamo è quella Hello Woman of My Dreams, senz'altro una delle più belle della parete, linea logica e diretta aperta da Andrea Mutti in solitaria nel 1989, abbiamo info positive aulle condizioni e quindi partiamo fiduciosi. Partenza nel primo pomeriggio da Lecco dopo aver recuperato Bac: ci ritroviamo con Lorenz a Temù e con le ultime luci del giono ci mettiamo in marcia per le tre ore di salita al rifugio Garibaldi, dove arriveremo giusto per cena e con un gran appetito....per fortuna c'è Bac con i suoi tortellini che ci saziano a dovere!
L'indomani alle quattro e mezza lascimo il rifugio e in un paio d'ore riusciamo facilmente a raggiungere l'attacco della via aggirando il ghiacciaio sul lato sinistro. Parto io davanti, senza troppe difficoltà saliamo veloci la prima parte della via dove la linea è abbastanza evidente: si alternano pendii a 50-60° dove si viaggia bene in conserva a  tratti più impegnativi che si superano facendo qualche tiro di corda; le difficoltà non sono mai estreme e grazie alle condizioni attuali tutti i tiri sono sempre piacevoli e divertenti. Nella parte alta della parete cedo il comando a Lorenz che superato un breve tratto con un bel "placage" fine e tecnico, attacca la "headwall" dove ci sono gli ultimi tiri di misto che ci separano dalla cima. Attacchiamo questa sezione nel diedro dove ci sono i pochi chiodi indicati dalla relazione per poi spostarci un po' troppo a sinistra: ci accorgiamo di essere un po' fuori linea e perdiamo un po' di tempo in un traverso non proprio semplicissimo per andare a riprendere la rampa che porta alla cornice sommitale.....sbuchiamo al sole a pochi metri dalla campana, una vera goduria!!
La discesa è poi ben tracciata e anch'essa in ottime condizioni: dal colle degli inglesi scendiamo lungo il canale senza bisogno di fare nessuna doppia e in un paio d'ore siamo di nuovo al Garibaldi....arriveremo alla macchina che già ha fatto buoio, ma in perfetto orario per aperitivo e meritata pizza!


Sui pendii iniziali



Thin ice....

Bac si muove leggero sul ghiaccio sottile

Verso la Headwall
 
Un po' di thè??


In traverso verso l'ucita


Lorenz alla ricerca della via d'uscita
 
Selfie di vetta

Arrivo al colle degli inglesi

Discesa nel canale dal colle degli inglesi

Il sottoscritto e la nord

Tracciato della via



venerdì 10 ottobre 2014

CAMMINANDO - Wendenstöcke - Reissend Nöllen

Dopo un'estate disastrosa questo inizio di autunno ci riserva finalmente dei bei periodi di alta pressione con temperature  "godibili"....è quindi d'obbligo una puntatina in Wenden dove le condizioni per scalare sono veramente perfette!!
Complice la relativa vicinanza, anche questa volta ci facciamo tentare per una toccata e fuga in giornata....ragion per cui io avrei preferito fare una via magari un po' impegnativa nel grado ma comunque abbastanza breve, dato che i kilometri da Lecco non sono  pochissimi e che di conseguenza l'ora di partenza dal parcheggio difficilmente può essere di quelle adeguate a un vione lungo.....Con quest'idea in testa mi trovo a partire su Camminando: forse la via più lunga del Wenden, 17 tiri per 500mt di sviluppo!! Come si dice in questi casi?...Bisogna sempre fare i conti con l'oste :-)!!
Nonostante tutto con un Mago in gran forma riusciamo a sbucare in cima al  Reissend Nöllen per le cinque del pomeriggio, in perfetto orario per fare le doppie con la luce e accendere le frontali solo sul sentiero verso la macchina. A parte questi dettagli logistici la via è davvero molto bella, mai estrema ma ben sostenuta nel grado nella parte centrale per poi mollare un po' nella parte alta, dove anche la roccia cambia e diventa un po' meno compatta (un paio di tiri in un diedro "dolomitico" non ci sono piaciuti gran che: dato che siamo in Wenden possiamo parlare qui di "roccia friabie"....però se lo stesso diedro fosse in dolomiti parleremmo di "roccia da buona a ottima"....a buon intenditore....). Io poi mi sono anche concesso un bel volo sul tiro chiave dove ero partito bello deciso per la onsight ma un cattivo posizionamento mi ha fatto pioppare giù proprio con un bel pollastro: cose che succedono, di polli è pieno il mondo ;-)!!
In definitiva bella via in ambiente super e ottima compagnia, come direbbero gli anglofoni: a really nice day out!!

Avvicinamento al  Reissend Nöllen




La parete

Mago in azione

Il sottoscritto con magliette scelte per non dare nell'occhio (foto by Stefano Mago)



Mago sul diedro di roccia non proprio perfetta....



Panorama dalla vetta

giovedì 4 settembre 2014

GRANDES JORASSES NORTH FACE - VIA COLTON MACINTYRE (EPILOGO!)

Dopo l'ultima disavventura sulla parete nord delle Jorasses ci eravamo riproposti di non intestardirci e di ritornare qui solo nel caso in cui le condizioni fossero realmente favorevoli....e ironicamente alla fine di quest'estate bizzarra, dopo un paio di mesi di freddo e precipitaizoni continue, la parete si ritrova in condizioni eccezionali, con tutte le linee perfettamente formate!....Io e Lorenz non possiamo far finta di niente dopo aver letto delle prime ripetizioni della Colton MacIntyre e così dopo il Pesce, nonostante l'incombere del modulo roccia, decidiamo di far riposare le scarpette e riaffilare picche e ramponi: alla prima finestra di bel tempo si va!
L'occasione non tarda ad arrivare e così ci ritroviamo per la quarta volta a preparare gli zaini al parcheggio di Planpincieux ammirando le Jorasses e la lunga discesa della normale italiana. Questa volta decidiamo di lasciare le macchine in italia e di tentare di passare il tunnel in autostop evitando così i 4 passaggi che sarebbero necessari per portare una macchina a Chamonix e per andare a recuperarla il giorno dopo. Siamo anche fortunati e dopo esserci fatti deridere da diversi automobilisti e camionisti, un ragazzo decide di fermarsi e farci il gran favore di protarci fino a Chamonix. Qui prendiamo il trenino dei Montenvers e cominciamo la salita per il rifugio del Leschaux dove arriveremo nel tardo pomeriggio e dove troveremo il "pienone", inevitabile dato il bel tempo e le condizioni della parete.


Le Jorasses sbucano tra le nuvole mentre arriviamo al Leschaux

Ultimi metri mentre la zuppa del rifugio ci aspetta!

La parete nord delle Jorasses al tramonto ha il suo perchè!

A mezzanotte siamo tutti già in piedi a far colazione e, da non crederci, ci sono una decina di cordate dirette alla Colton Mac Intyre!!!!....in condizioni normali con un tale affollamento su una via avremmo cambiato itinerario ma qui si tratta della Colton e  non possiamo farci scappare l'occasione: così partiamo di corsa in modo da essere tra i primi ad attaccare la parete. L'avvicinamento fila via liscio e come al solito i primi problemi arrivano al passaggio dell'immensa terminale: proviamo a passare a destra ma qui è molto più dura di quando eravamo passati due mesi fa, decidiamo allora di fare un tentativo al centro dove già gli altri ci avevano anticipato: anche qui però una muraglia ghiacciata ci sbarra la strada e dove sembra più facile c'è già la coda al nostro arrivo.....sappiamo bene che perdere troppo tempo qui potrebbe significare giocarsi la via e che avere troppa gente davanti significa prendersi blocchi in testa per tutto il giorno: decido allora di fare un tentativo un po' più a sinistra e mi sparo un bel tiro su ghiaccio leggermente strapiombante, molto fisico ma almeno è ghiaccio,non nevaccia inconsistente!..Le picche tengono bene e con qualche pompata di braccia mi ritrovo fuori dalla terminale dove faccio sosta vicino alla prima cordata uscita da parte a noi: recupero Lorenz e siamo in pole position verso la Colton!! Saliamo veloci il pendio sopra di noi che questa volta è in neve e i polpacci soffrono molto meno rispetto al nostro ultimo tentativo; arrivati alla goulotte mediana non perdiamo tempo e la saliamo facendo un paio di tiri nel tratto più ripido e poi via di conserva lunga fino al tiro chiave che questa volta è formato, eccome se è formato!!... Prima che Lorenz parta sul tiro guardiamo l'orologio: sono le 8 di mattina e siamo già qui!!


Risalendo il primo pendio verso la goulotte centrale

 Lorenz parte sul tiro che in queste condizioni si rivela davvero bello e tecnico, un vero piacere da scalare, senza essere mai estremo. Mentre lui sale io guardo alla mia destra e vedo la goulotte della variante Alexis che in queste condizioni sembra quasi innocua, ma ripensando a quando l'avevo salita solo un paio di mesi fa (vedi episodi precedenti) mi vengono ancora i brividi!


Il tiro chiave in super forma....da solo vale il viaggio fin qui!


La variante Alexis alla nostra destra

Superato questo tratto ripartiamo ancora in conserva per attraversare l'ultimo icefield della parte superiore della via. Arriviamo alla headwall e qui seguiamo la goulotte di "extreme dream", anche questa ben formata. Prima che la goulotte termini in un diedro poco consigliabile tagliamo a sinistra e con un tiro in traverso  arriviamo allo sperone Walker; da qui seguiamo il filo dello sperone ancora per un centnaio di metri fino ad arrivare in cima: dopo l'esultanza, le strette di mano e gli abbracci guardiamo ancora l'orologio e increduli leggiamo sul display 3 p.m., davero meglio di ogni più rosea previsione!!


L'icefield della parte superiore
Sulla goulotte "extreme dream"
Finalmente lo sperone Walker!

Ultimi tiri verso la vetta

Cumbre!!

Per me è la seconda volta negli ultimi due anni in cima alla punta Walker delle Grandes Jorasses ma mettere i piedi su questa cima è sempre qualcosa di speciale: tutta la fatica della salita si dissolve nella bellezza del paesaggio e passare dall'obra della parete nord al sole e al caldo dell'altro versante è come rinascere. Di sicuro questa salita è stata tecnicamene meno difficile, meno lunga e meno famosa della nord dell'Eiger ma considerando le difficoltà per l'accesso e la discesa ne fanno secondo me una salita dal sapore ancora più selvaggio....la storia poi che noi abbiamo avuto con questa parete forse rende il mio parere un po' di parte...di sicuro qui ho imparato molto (anche a mie spese) sulla montagna, sulle condizioni, sulle scelte da fare e le loro conseguenze....detto questo qui restano ancora tante linee da scoprire e esplorare con cui misurarsi e imparare!
 Dicevo prima della discesa: eh sì, perchè dopo la cima bisogna anche scendere e solo chi l'ha fatta sa quanto questa sia lunga e sfiancante: Rocher Whymper, Rocher du Reposoir, il ghiacciaio, il Boccalatte e infine il sentiero che scende a Planpincieux che sembra non finire mai.....a mezzanotte arriviamo alla macchina, dove completiamo la nostra "24 hours non-stop"! Troppo stanchi per cercare un bar aperto ci buttiamo in macchina per dormire qualche ora prima di metterci al volante verso casa, i festeggiamenti sono solo rinviati a momenti di maggiore lucidità mentale!!