giovedì 21 gennaio 2016

PATAGONIA 2015

Per la fine del 2015 ci siamo riservati il privilegio di un viaggio coi fiocchi: la Patagonia! Viaggio questo sia verticale e alpinistico alla scoperta di questi luoghi tanto lontani quanto famosi ma anche viaggio-vacanza in famiglia dato che tutta la mia famiglia mi ha seguito a El Chalten per un mesetto a cavallo tra dicembre 2015 e gennaio 2016!
Poter combinare vacanze in famiglia e alpinismo in questi luoghi è possibile in quanto a El Chalten ci sono tutte le comodità di un qualsiasi paese di montagna delle alpi con innumerevoli possibilità di bellissime passeggiate ed escursioni nelle vicinanze…...Resta comunque il fatto che passare un mese nello stesso posto non è forse l’ideale in termini di “turismo”, ma devo ammettere che in vita mia ho avuto tante fortune e forse la più grande è stata quella di incontrare una persona come Domi che capisce le mie passioni e le condivide e sa apprezzare le occasioni che la vita le offre così come arrivano. Alla fine comunque, nonostante le paure iniziali di partire così lontano con i bambini piccoli, abbiamo passato delle bellissime vacanze in famiglia e i bambini si sono divertiti come matti durante tutto il viaggio.

Partiamo un po' carichi!

Eccoci arrivati!!
Panorama da El Chalten!
Ma veniamo ora agli aspetti alpinistici della nostra visita in Patagonia. Inizialmente il viaggio era stato programmato insieme all’amico William che aveva la possibilità di viaggiare più o meno durante lo stesso nostro periodo. Detto questo a El Chalten la comunità di alpinisti è abbastanza aperta e ci si può facilmente aggregare a qualcuno nel caso ci si ritrovi senza partner. Risolto questo aspetto resta de valutare il meteo, le condizioni e in base a questi ultimi definire gli obiettivi. Io personalmente come “prima volta” in Patagonia avevo come obiettivo principale quello di scoprire luoghi nuovi e capire gli stili e le strategie da adottare qui, non mi ero prefissato nessuna via o montagna come obiettivo principale. Fitz Roy e Cerro Torre sono ovviamente le montagne più famose della zona e quelle più “popolari”: è anche vero però che sulle vie più gettonate di queste montagne, durante le finestre di bel tempo, si concentrano la maggioranza delle cordate. Le condizioni da noi trovate al nostro arrivo erano molto secche: l’inverno aveva portato poche precipitazioni e il mese di novembre era stato molto caldo e soleggiato, insomma condizioni ideali per fare vie di roccia più che di misto. Purtroppo però il meteo durante praticamente tutto il mese di dicembre è stato davvero pessimo: in totale abbiamo visto forse un paio di giornate di bel tempo e ovviamente non una di fila all’altra! Con William ne approfittiamo per fare qualche giro esplorativo della regione e facciamo un paio di tentativi cercando di sfruttare le due giornate di bel tempo che il meteo ci offre: la prima volta ci spingiamo (insieme anche a Luchino che si unisce a noi per l’occasione) fino al famoso “circo de los altares” alla base del Cerro Torre ma, nonostante la magnifica giornata che ci attendeva, siamo costretti a rinunciare a salire la montagna a causa di una forte nevicata che praticamente sommerge la nostra tenda. La seconda volta saliamo il ghiacciaio alla base del Fitz Roy ma William si sente male e siamo obbligati a fare dietrofront. Insomma fino a Natale non si combina gran che in montagna e sono davvero contento che la mia famiglia sia con me per poter approfittare di un vero periodo di vacanza con loro che ci mancava ormai da tanto tempo. Poco prima di Natale arrivano anche gli amici Ale e Claudia e il giorno di Natale lo passiamo tutti insieme nella nostra “cabaña” strafogandoci di “asado” mentre fuori nevica come fosse pieno inverno!! Ovviamente le condizioni sulle montagne cambiano drasticamente: le precipitazioni hanno portato molta neve che inevitabilmente si accumula sulle cenge e va a intasare le fessure.

Io e William nella nostra "snowcave" durante il nostro primo giretto a Paso Superior
Risveglio al "Circo de Los Altares" decisamente "bianco" dopo una notte di intense nevicate (sullo sfondo l'imponente gruppo del Cerro Torre)
Per fine anno però si annuncia una finestra di qualche giorno di bel tempo: finalmente sembra si possa avere qualche giornata decente per poter scalare!! Le montagne sono però cariche di neve e quindi bisogna scegliere con attenzione l’itinerario da percorrere. William ha l’aereo di ritorno proprio a fine anno e decide che ne ha abbastanza della Patagonia: durante quest’ultima finestra non scalerà, viaggio decisamente sfortunato il suo, se ne ritornerà in Europa senza aver fatto neanche un tiro di corda qui. Io quindi mi aggrego a Ale e Claudia in modo da formare una cordata da 3 persone (numero ideale spartirsi i pesi e per poter gestire eventuali situazioni di emergenza).

C’è da dire che Ale (Baù) è decisamente un VIP e come tutti i VIP conosce gente importante. Veniamo quindi consigliati “nientepocodimenoche” da Rolo Garibotti in persona che ci raccomanda una bella via sulla Poincenot, la “Carrington-Rouse”: un viaggio alpino molto lungo dice lui, avvicinamento complesso e ambiente super ma difficoltà tecniche abbastanza moderate, il che dovrebbe rendere la cosa fattibile nonostante la tanta neve presente. La “Aguja Poincenot” è una bella guglia che si staglia imponente a ovest del Fitz Roy e la cui cima viene abitualmente raggiunta per la via Whillans-Cochrane, che in pratica è la “normale” della montagna: percorre una rampa di neve e misto non banale partendo dal ghiacciaio del Fitz Roy per poi continuare su una facile cresta fino in cima.  La nostra via invece sale dal versante opposto: per raggiungerla dobbiamo percorrere la valle tra Fitz Roy e Cerro Torre fino a raggiungere il bivacco detto “Polacos” per poi risalire un sistema di fessure di una rampa sul versante ovest della montagna. Partiamo il primo giorno di buon ora da El Chlten, l’idea è quella di raggiungere in giornata una cengia posta al di sopra del bivacco “Polacos” in modo da guadagnare qualche ora di salita il giorno dopo. Partiamo alle 6 di mattina, percorriamo il popolare trekking fino alla “Laguna Torre”, qui costeggiamo il lago alla sua sinistra e mettiamo piede sul ghiacciaio che forma la valle che divide il gruppo del Cerro Torre da quello del Fitz Roy per poi risalire fino al bivacco detto “Niponino” e puntare verso “Polacos”, posto sul versante opposto della valle. Superiamo “Polacos” e continuiamo verso l’alto sulla morena fino ad entrare nel canale che scende tra la Aguja Poincenot e la Aguja Desmochada dove incontriamo già molta neve. Sulla neve si sfonda molto essendo ormai pomeriggio, quindi appena possiamo ci portiamo sulle rocce laterali del canale e facciamo qualche tiro di corda per arrivare infine alla nostra cengia da bivacco che sono ormai le 5 del pomeriggio. Montiamo in fretta la tenda e in breve siamo al caldo nei nostri sacchi a pelo a riposarci e a mangiare.

Guado patagonico sulla strada verso Niponino (foto: A.Baù)

La morena che ci porterà al ghiacciaio (foto: A. Baù)

Sul ghiacciaio nella valle del Torre (foto: A. Baù)

Il Cerro Torre fa capolino tra le nuvole

Sulla morena quasi arrivati a "Polacos" (foto: A. Baù)

Salendo il canale di neve verso l'attacco della via (foto: A. Baù)
Primo bivacco (foto: A. Baù)
Il giorno dopo partiamo alle prime luci e risaliamo ancora il canale fino alla rampa dove attacca la nostra via. Inizialmente facciamo qualche tiro di misto alternato a pendii di neve poi ci teniamo sulle rocce di destra che sono decisamente più pulite dalla neve e possiamo arrampicare più facilmente. Tenendoci a destra della linea originale però, più in alto siamo costretti a fare un lungo traverso verso sinistra con passaggi in placca e un tiro di misto davvero non banali. Tornati sulla linea originale andiamo a prendere il sistema di fessure dove si concentrano le difficoltà tecniche della via: fessure che però troviamo spesso intasate di ghiaccio e la progressione diventa inevitabilmente lenta e macchinosa. Ci avviciniamo comunque alla fine di questa grande rampa caratteristica della nostra via che termina sulla spalla della montagna, circa 300mt al di sotto della vetta. Sull’ultimo tiro della rampa c’è talmente tanto ghiaccio che praticamente è una goulotte e la superiamo con tanto di piolet-traction e passi di misto (mai banali) e finalmente mettiamo piede sulla spalla della Poincenot dove troviamo uno spiazzo perfetto per montare la tenda e per il nostro secondo bivacco. La vista da qui è stupenda e ci godiamo uno spettacolare tramonto patagonico. 

Il sottoscritto sul primo tiro: subito del sano misto! (foto: A. Baù)

Ale finalmente può mettere le scarpette e seguire fessure asciutte!
Ale sale cercando la linea con meno neve...

Il sottoscritto all'uscita del complesso traverso che ci ha riportato sulla via originale (foto: A. Baù)                   
Il traverso visto dall'alto!
Ale attacca le fessure della rampa che troverà spesso bagnate e piene di ghiaccio! 

Secondo bivacco!! (foto: A. Baù) 

Ancora un po' di strada ci attende prima della cima...
Autoscatto al tramonto (foto: A. Baù)
Tramonto sulla valle del Torre
Il giorno dopo ripartiamo alle prime luci nella speranza di percorrere rapidamente gli ultimi 300mt della via, dove le difficoltà dovrebbero essere moderate. In effetti possiamo scalare con gli scarponi ma gli ultimi 300mt di dislivello si rivelano in realtà dallo sviluppo molto superiore dato che zig-zaghiamo qua e là alla ricerca del punto più semplice per passare: alla fine contiamo 10-12 tiri, tutti sui 50mt, e alle 11 di mattina arriviamo in cima dove ci godiamo ancora un bellissimo panorama a 360°. Foto e selfie di vetta di rito e via, partiamo a fare le doppie sul versante opposto per scendere sul ghiacciaio del Fitz Roy. Alle due del pomeriggio arriviamo sopra un canale che scende sul ghiacciaio che però è molto carico di neve ed è in pieno sole: per prudenza ci fermiamo in attesa che vada in ombra in modo da poter scendere in sicurezza. Per fortuna il canale non ci mette molto ad andare in ombra e verso le quattro e mezza riprendiamo a scendere le ultime doppie che ci depositano sul ghiacciaio al di là della terminale. Qui la neve è marcia che più marcia non si può, sprofondiamo fino al ginocchio! Nonostante sia già tardi continuiamo a scendere, anche perché abbiamo finito le scorte di cibo e l’idea di un terzo bivacco a digiuno non ci allieta molto. Ci pappiamo quindi tutta d’un fiato l’infinita discesa da Paso Superior, Laguna de Los Tres, campamento Poincenot e infine arriviamo a El Chalten che ormai è mezzanotte passata: è il 31 dicembre e la gente per le strade brinda all’Anno Nuovo!!
Primi tiri con panorama mozzafiato

Saliamo veloci ma la strada è ancora lunga!

Ale finalmente battaglia con l'ultimo tiro!

Cumbre!!

Vista dalla vetta sul Torre....

...e sul Fitz!

Si scende! (foto: A. Baù)

Doppie belle verticali!
Siesta aspettando che il pendio sotto di noi vada in ombra (foto: A. Baù)

Finalmente sul ghiacciaio ci dirigiamo verso Paso Superior (foto: A. Baù)

Autoscatto a "Laguna de Los Tres" con alle spalle il gruppo del Fitz Roy

Dopo il nostro Capodanno un po’ fuori dagli schemi un’altra finestra si prospetta all’orizzonte proprio prima della nostra partenza, il meteo sembra finalmente aver cambiato tendenza! William è ormai partito e per quest’ultima finestra facciamo sempre cordata con Ale e Claudia: adesso le condizioni generali sono migliorate, le pareti si sono relativamente ben asciugate e noi decidiamo di andare a fare visita a una delle lavagne di granito più impressionanti del pianeta: la parete ovest del Cerro Piergiorgio. Partiamo come al solito per una lunga giornata di avvicinamento: questa volta si passa per il rifugio Piedra del Fraile per poi risalire lungo il lago Electrico fino al ghiacciaio Marconi del quale risaliamo il suo braccio meridionale fino alla base della parete che raggiungiamo in 8/9 ore. Qui montiamo la tenda e ci riposiamo: per l’indomani il programma è quello di salire la parte più impegnativa della via Greenpeace per raggiungere delle cenge, sulle quali vorremmo bivaccare, poste al di sotto dei camini che danno accesso alla cresta sommitale e quindi alla vetta, che contiamo raggiungere il mattino dopo il bivacco in parete.


Il Cerro Piergiorgio fa capolino in fondo al Glaciar Marconi

Attraversando il Glaciar Marconi Sur (foto: Ale Baù)

L'imponente parete nord-ovest del Cerro Piergiorgio

La morena che ci porta al nostro bivacco e la valle attraversata durante l'avvicinamento

Ambiente super!


Bivacco 5 stelle!
Attacchiamo la via con le prime luci e dopo i primi tiri con roccia un po’ rotta la scalata diventa molto piacevole su granito di buona qualità e ottime fessure. La via non è mai banale e la scalata è sempre esigente e fisica. In parete ci muoviamo con un saccone che viene recuperato dal primo di cordata e due zaini che vengono portati dai secondi di cordata (abbiamo con noi tutto il materiale da bivacco più scarponi e ramponi per uscire in vetta). Saliamo comunque il più velocemente possibile, la giornata è magnifica, il sole ci scalda e i panorami sono mozzafiato (su questa parete più si sale, più lo sguardo può spaziare sulla vastità dello Hielo Continental). Verso le sei del pomeriggio, dopo aver salito 14 tiri di corda e quasi 600mt di parete, arriviamo in prossimità delle cenge dove dovremmo bivaccare ma troviamo un’amara sorpresa: la parte alta della parete è molto bagnata e i camini dove dovremmo uscire oltre ad essere intasati di ghiaccio (come consuetudine), si sono trasformati in vere e proprie cascate d’acqua che cola dall’alto (molto probabilmente la grande quantità di neve caduta nell’ultimo periodo e che si è accumulata sulla cresta del Piergiorgio è un serbatoio ancora bello potente che alimenta tutta l’acqua che ci arriva in testa). Già nella posizione in cui siamo ci ritroviamo sotto la caduta dell’acqua e siamo costretti a metterci i gusci per non ritrovarci bagnati fradici e come se non bastasse la caduta d’acqua è accompagnata a tratti da blocchi di ghiaccio più o meno grandi che si staccano dalle rocce soprastanti. Ci rendiamo subito conto che proseguire in quelle condizioni sarebbe molto problematico oltre che molto pericoloso e quindi decidiamo a malincuore di fare dietrofront e di scendere piuttosto che bivaccare con quelle condizioni. Dopo una serie infinita di doppie raggiungiamo la nostra amata tenda che ormai è mezzanotte. L’indomani però possiamo prendercela con comodo e dopo un’abbondante colazione ripartiamo per un’altra lunga giornata di cammino per rientrare a El Chalten: forse un po’ delusi di non essere arrivati in cima ma comunque consapevoli, e per quanto mi riguarda fieri, di aver vissuto una bellissima avventura verticale su una parete impressionante.

Primi tiri
Si scala sempre su fessure atletiche (foto: A. Baù)

Sempre più su ... (foto: A. Baù)

Parete impressionante (foto: A. Baù)

Finalmente arriva anche il sole a scaldarci (foto: A. Baù)

Ale sulla dura e molto estetica fessura del nono tiro

Ultimo tiro prima di raggiungere le cenge del bivacco: siamo costretti a mettere le giacche perché già "piove acqua dall'alto!


Selfie in parete! (foto: A. Baù)

Di ritorno alla tenda a notte fonda (foto A. Baù)

La mattina dopo il sole fa di nuovo capolino dietro al Piergiorgio

Guado avventuroso del Rio Fitz Roy sulla strada de rientro verso ElChalten



PATAGONIA: CONSIGLI PER L’USO

Sulla Patagonia si è scritto e i scriverà molto, io qui voglio solo dare qualche consiglio pratico, che deriva dalla mia esperienza personale, a chi magari ha intenzione di recarsi in questi luoghi ed è alla ricerca di informazioni a riguardo.

El Chalten visto dalla cima dell'Aguja Poincenot

Per arrivare a El Chalten bisogna volare a El Calafate e da qui si prende un bus che in tre orette vi depositerà a destinazione. Tra le diverse compagnie aeree noi abbiamo volato con la LAN-TAM che di default permette di imbarcare 2 bagagli da 32 Kg sui voli internazionali, il che, quando si ha un po’ di materiale alpinistico da trasportare, non è male. A El Chalten ci sono diversi negozi di materiale da montagna ma tenete presente che qualsiasi cosa costa almeno il doppio di quanto la paghereste in Europa (uomo avvisato….). In loco noi abbiamo comprato solo le bombolette di gas e ovviamente cibo (pasti disidratati e barrette ce li siamo portati da casa, lì non si trova gran che). C’è anche la possibilità di noleggiare del materiale in caso di bisogno (noi per esempio abbiamo noleggiato le ciaspole per andare fino al “circo de los altares”). L’alloggio ovviamente dipende dal vostro budget: in generale El Chalten nella stagione estiva è molto cara e i prezzi sono “Europei” se non peggio: considerate in media un 15€ a persona a notte in ostello (di solito in camere con bagni in comune) e qualcosina in più se volete affittarvi una casetta (loro le chiamano cabañas). Detto questo in paese avete tutte le comodità: bar, ristoranti, supermercati e in generale un’ambiente molto “festoso”. Trovate anche la connessione Wi-fi un po' dappertutto (anche se internet è spesso molto lento, soprattutto durante i periodi di grande affluenza turistica), mentre la rete telefonica mobile è praticamente assente (all'entrata del paese trovate però un "locutorio" da cui si possono fare telefonate in tutto il mondo a prezzi economici).

Poincenot e Fitz Roy visti da Paso Superior durante una mattina con meteo perfetto!

Per quanto riguarda l’arrampicata la “Bibbia” della Patagonia è senza dubbio la guida “Patagonia Vertical” di Rolando Garibotti e compagna che potete ordinare senza problemi online sul sito www.pataclimb.com scrivendogli una mail e pagando via paypal. Sulla guida trovate un sacco di informazioni generali sulle strategie da adottare, sull'ambiente, il clima e come consultare le previsioni meteo sui vari modelli. Riguardo al meteo bisogna però aprire una parentesi. I siti che vanno per la maggiore per consultare le previsioni sono sicuramente quelli del NOA e WINDGURU. Personalmente ho trovato che il sevizio del NOA (meteogram) è stato quello più preciso durante la nostra permanenza. Mi ero anche abbonato al servizio "foercast2phone" menzionato nella guida di Garibotti ma per quanto mi riguarda non ne hanno azzeccata una, quindi sconsiglio di utilizzarlo. Tutte queste previsioni però seguono dei modelli che, dato la complessità del clima della zona possono facilmente sbagliare, quindi è assolutamente impensabile pensare di avere previsioni meteo precise come siamo abituati sulle Alpi. Saper consultare le mappe meteorologiche senz'altro aiuta a capire quanto una previsione sia affidabile o quanto sia incerta, ma questo non tutti lo sanno fare. Lunghi periodi di tempo instabile in Patagonia non sono rari: durante la nostra permanenza molti alpinisti arrivati a fine novembre e ripartiti subito dopo Natale non sono riusciti a scalare assolutamente niente. Intorno a El Chalten ci sono falesie e blocchi dove poter passare le giornate di tempo incerto ma sicuramente non valgono da sole il viaggio fin laggiù.

Panorama impagabile su Laguna de los Tres e Lago Viedma

Una volta individuata la finestra di bel tempo la scelta dell’itinerario è il passo successivo. In generale in questi luoghi vige il principio della prudenza: bisogna considerare che qualsiasi via si voglia percorrere richiede almeno una giornata d’avvicinamento e una giornata per il rientro. In alcuni casi questi tempi sono anche raddoppiati (per esempio sulla celeberrima Via dei Ragni sul Cerro Torre). In caso di incidente non ci sono elicotteri che possono venire a prendervi in parete e in generale le finestre di bel tempo non durano più di 3-4 giorni per cui il tempo che un eventuale membro della cordata ci metterebbe a rientrare per dare l’allarme potrebbe facilmente compromettere la possibilità che una squadra di soccorsi possa raggiungere il punto dove si è verificato l’incidente. Avere un telefono satellitare può essere una buona idea per poter ridurre di molto questi tempi ma in ogni caso è imprescindibile conoscere tutte le manovre di autosoccorso in parete e su ghiacciaio e muoversi in cordate di almeno 3 persone è molto consigliabile sia per dividersi i pesi da trasportare, sia per facilitare l’autosoccorso in caso di incidente. Per cui il consiglio è quello di scegliere itinerari tecnicamente alla portata della vostra cordata e in caso di dubbio su itinerari e condizioni farsi consigliare da alpinisti più esperti (o perlomeno con un po' di esperienza di salite in questi luoghi). Oltre al meteo nella scelta dell’itinerario bisogna tenere in considerazione anche le temperature: in Patagonia può fare molto freddo ma può fare anche molto caldo e certi itinerari con temperature elevate possono diventare molto pericolosi.

Alba sul ghiacciaio con vista sul lago Viedma
In genere la strategia adottata da molte cordate è quella di individuare un obiettivo e quindi portare materiale e cibo al campo avanzato in prossimità di tale obiettivo per poi salire leggeri e veloci quando arriva la finestra giusta. Nel nostro caso, non avendo un obiettivo particolare ma decidendo di volta in volta cosa fare, siamo sempre partiti da El Chalten con tutto il materiale e il cibo per la salita: se siete abbastanza snelli e essenziali nelle vostre salite anche così facendo non avrete problemi! Comunque vada, qualsiasi via decidiate di salire qui vi assicuro che sarà una bella avventura e lascerà un ricordo indelebile nella vostra memoria. Buone salite a tutti!

Alba sul gruppo del Cerro Torre