venerdì 13 marzo 2015

Taghia Climbing Trip - 100% Morocco Experience!!

Finalmente trovo un po’ di tempo per scrivere un piccolo resoconto del nostro ultimo viaggio in Marocco che ormai risale alla notte dei tempi (in realtà si tratta solo dell’autunno dell’anno scorso, ma il tempo passa talmente veloce....).
La destination scelta per la nostra trasferta prettamente arrampicatoria è Taghia: un bellissimo villaggio arroccato in una valle unica e circondato da pareti mozzafiato sulle quali sono stati aperti numerosissimi itinerari d’arrampicata sia sportiva che “trad”, che ne fanno una vera propria babilonia per gli amanti delle vie multipitch. Il viaggio a Taghia va però al di là dell’arrampicata: per noi occidentali è un vero e proprio viaggio al di fuori del nostro mondo, in un luogo dove il tempo sembra essersi fermato. A Taghia il telefonino non prende, internet non funziona quasi mai e la strada più vicina è a due ore di marcia: tutti ingredienti che difficilmente riusciremmo a condensare in un luogo prettamente “occidentale”!
Io e Lorenz cominciamo il nostro viaggio per Taghia dall’aeroporto di Malpensa: volo Milano-Marrakech. A Marrakech ci restiamo poco, giusto il tempo di prendere il taxi prenotato che ci porterà fino nel cuore dell’Atlas marocchino, in un villaggio chiamato Zaouia Ahanesal dove la strada finisce (sono circa 250 Km da Marrakech e 5 ore di macchina). Qui un mulo ci aspetta per caricare i nostri bagagli: con altre due ore di marcia arriviamo finalmente a Taghia. La lunga giornata di viaggio ci permette di attraversare una regione che sembra essersi fermata al medioevo e dove la semplicità e la gentilezza della gente sono disarmanti. Le paure iniziali per degli incontri con dei potenziali terroristi islamici svaniscono quasi istantaneamente e ci troviamo proiettati in questa nuova realtà. Sulla strada ci fermiamo a mangiare in un ristorante, e, insieme all’immancabile Tagine, ci lanciamo nella degustazione di un’insalata di pomodori, nonostante le raccomandazioni delle nostre mogli di stare lontani da frutta e verdura non cotta: fortunatamente non avremo conseguenze e nessuno di noi avrà problemi di dissenteria!

In viaggio da Marrakech a Zaouiat Ahanesal
Scene di vita ordinaria in Marocco....

A Taghia arriviamo bagnati da una pioggia fina che ci accompagna lungo tutto il cammino (sarà l’unica pioggia che vedremo durante tutti i dieci giorni di permanenza) ed è ormai sera quando varchiamo la porta del “gite” di Said Messaoudi che ci accoglie con il suo proverbiale “bonsoir”. Ci basta poi poco per riconoscere il buon Bac seduto sul divanetto intento a scorrere le foto scattate durante la giornata passata: lui e il mitico “no-work team” sono arrivati un paio di giorni prima di noi e hanno già potuto assaporare il calcare abrasivo di Taghia.

Il nostro fido mulo (ph.: Enrico Turnaturi)
In cammino verso Taghia (ph: Enrico Turnaturi)
Arrivo a Taghia: le pareti sullo sfondo promettono bene! (ph: Enrico Turnaturi)

Il gite di Said

Materiale un po' ovunque nel nostro accogliente gite!

La nostra stanza!

Noi cominciamo così la nostra permanenza qui, durante la quale scaleremo per 9 giorni senza interruzione, totalizzando circa 3˙500 mt di dislivello verticale spalmati su un totale di 93 tiri (alla fine avremo bisogno di una vacanza per riprenderci!!). Nonostante le giornate passate a scalare abbiamo avuto il tempo di passeggiare per le strade di Taghia e entrare in contatto con i locals, gente umile e incredibilmente accogliente. Dopo pochi giorni dal nostro arrivo, il gite de Said ha ricevuto anche due ospiti d’eccezione: Arnaud Petit e Stephanie Bodet in persona hanno condiviso con noi qualche giorno al gite e si sono rivelati davvero simpatici, alla mano e una vera e propria miniera di informazioni ovviamente sulle vie di arrampicata ma anche su storia, usi e costumi del luogo. Loro sono dei veri locals di Taghia, dato che sono stati fra i primi a scoprire questa perla dell’atlas marocchino e hanno aperto diversi itinerari di gran classe qui. I Petit ci raccontano un po’ la storia del luogo e come il villaggio si sia sviluppato dopo l’arrivo del turismo dei climbers: per un paese occidentale questi turisti non significherebbero nulla, ma per un villaggio come Taghia sono una risorsa enorme e hanno permesso al villaggio di svilupparsi molto più di altri villaggi vicini, dove la gente ha delle condizioni di vita molto più povere. Ovviamente il turismo porta anche dei problemi che Taghia dovrà affrontare, come lo smaltimento dei rifiuti (plastica in particolare) e la pulizia delle acque del fiume che attraversa il villaggio.

Trasporto coi muli di Taghia
Vita ancora come una volta...
Selezione del grano...
Tipica abitazione di Taghia (ph: Enrico Turnaturi)
Colloquio tra due big nel gite di Said: Arnaud Petit e il Macca (alias Daniele Macagno) (ph: Enrico Turnaturi)
La parete nord del Tagoujint N'Tsouiannt, dove i Petit hanno aperto la mitica Babel, vista da Taghia (ph: Enrico Turnaturi)
Tipiche scene di arrampicata a Taghia. Climber: Il Macca (alias Daniele Macagno) - Foto: Erico Turnaturi

Qui di seguito descriverò le vie salita durante la nostra permanenza, che sono solo una piccolissima parte di quanto si possa scalare sulle bellissime pareti di Taghia!

Mappa d'accesso a Taghia e alle varie pareti

GIORNO 1:
Il primo giorno per “scaldarci” ci lanciamo su “Les rivieres Purpres”, una via capolavoro firmata Petit-Piola che da sola varrebbe il viaggio fin qui. Il fatto che la via strapiombi molto ci permette di rimanere protetti in caso di pioggia, visto che il meteo è ancora incerto. Siamo in 3, Bac si unisce a noi per un team ormai collaudato: divertimento assicurato!! Saliamo tutta la via a vista tranne l’ultimo tiro di 7b+ dove i miei bicipiti non sono riusciti ad avere la meglio sulla gravità: da menzione speciale la performance del buon Bac che riesce a passare anche su questo tiro (soffiando un po’ ma glielo si può concedere!!)

Schizzo di "Les Rivieres Purpres"
Verso l'attacco della via: passaggi in canyon angusti!
Io e Lorenz alla base della parete (ph Enrico Turnaturi)
Su "Les Rivieres Purpres" (ph. Enrico Turnaturi)
Calcare rossastro di gran qualità! (ph. Enrico Turnaturi)
Partenza del nono tiro: un bellissimo 7a+ tutto da guadagnare! (ph: Enrico Turnaturi)

Selfie di vetta dopo "Les Rivieres Purpres"(ph: Enrico Turnaturi)
GIORNO 2:
Il secondo giorno io e Lorenz decidiamo di cambiare genere e soprattutto di tirare un po’ il fiato: dopo gli spit del primo giorno abbiamo voglia di spolverare un po’ anche i friend e ci avviamo alla volta dell’imponente Tagoujimt N’Tsouiannt per salire la bella linea trad di Al Andaluz. Questa via, che si sviluppa principalmente su un bellissimo diedro rosso visibile anche dal villaggio di Taghia, nonostante i gradi più moderati rispetto al giorno precedente, resta comunque di grande soddisfazione e impegno, sia per lo stile trad che per l’ottima qualità della roccia.

Schizzo di "Al-Andaluz"
Sul bel diedro rosso di "Al Andaluz" 
Ritorno al villaggio di Taghia nel tardo pomeriggio
GIORNI 3 & 4:

Per il terzo giorno decidiamo di ingaggiarci su un vione trad che avevamo individuato da tempo: “Le Rouge Bèrbere”. La guida nella descrizione recita testualmente: “itinerario eccezionale, 500 metri di fessure vanno per forza visitati!”… e così partiamo alla luce delle frontali alla volta della parete ovest del Tadrarate, carichi di friend di tutte le misure (per fortune che abbiamo preso anche gli extra-large!!). Condividiamo il suggestivo ma non brevissimo (un paio d’ore) avvicinamento con  Bac, Pongi e il Macca che andranno però a fare l’Axe du Mal, un’altra via capolavoro di Petit-Piola che si trova sulla stessa parete. Dopo aver attraversato alla luce delle frontali la suggestiva passerella dell’Oujdad e risalito il lungo canyon, ci troviamo al cospetto dell’imponente parete ovest del Tadrarate; qui salutiamo Bac e company che partono decisi sull’Axe du Mal mentre noi ci incamminiamo verso l’evidente linea di camini e fessure di Rouge Bèrbere. Sui primi tiri ci troviamo subito a ravanare tra vegetazione e roccia marcia: al secondo tiro perdo un sacco di tempo alla ricerca dell’itinerario provando prima per un camino infestato di vegetazione e poi salendo per un pilastrino marcio che si rivelerà la scelta giusta….non proprio un buon inizio!! Finalmente poi la vegetazione cede il posto ad una roccia un po’ più sana e saliamo qualche bel tiro di 6a/6b tutti da proteggere….arriviamo ad una cengia e ci si ripresentano ancora un paio di tiri di ravano tra arbusti e erbacce: già ci pentiamo di non aver seguito gli altri sull’Axe du Mal!! Finita la cengia finalmente la parete ridiventa compatta e Lorenz parte su una bellissima fessura ad incastro di mano (6c+) che porta alla base del tetto del tiro chiave. Qui parto io: tiro di 7b offwidth dove riesco a passare solo spostando progressivamente verso l’alto i 3 camalot del 4 e del 5 che avevamo con noi!! Arrivo in sosta abbastanza provato nella speranza che il peggio sia passato: e invece niente da fare, nei tiri seguenti si susseguono una serie lunghissima di passaggi off-width più o meno difficili e più o meno psycho che ci impegnano a fondo facendoci perdere molto tempo….alla fine usciamo ragliando dall’ultimo tiro duro di 6c+ che ormai sta facendo buio. Ci troviamo su un bel terrazzino dove possiamo fare una bella nicchia, da qui in due tiri abbastanza facili potremmo uscire sul plateau sommitale ma sentiamo che su tira un vento molto forte e sappiamo bene che non conoscendo la via del rientro attraverso il Plateau potremmo vagare a vuoto tutta la notte, quindi la decisione è presto presa: abbiamo i piumini, acqua e cibo a sufficienza e quindi decidiamo di sfruttare questa nicchia per un bel bivacco sotto le stelle di Taghia!! Manco a farlo apposta Bac e company (che erano usciti dalla loro via nel pomeriggio ed erano già rientrati a Taghia), dopo una copiosa cena decidono di venirci incontro: noi vediamo le loro frontali illuminare attraverso il Plateau e a urla riusciamo ad intenderci nonostante il vento. Gli diciamo che noi stiamo bene ma a questo punto preferiamo comunque aspettare qualche ora e fare gli ultimi tiri con la luce: ci spiace per loro, si sono fatti una bella scarpinata a vuoto ma purtroppo quando il cellulare è inesistente, diventa difficile dare notizie di qualsiasi genere! Il giorno dopo completiamo la via al tepore del sole e usciamo sul Plateau sommitale in una giornata splendida con una luce africana surreale. Rientriamo poi con calma al gite di Said dove passeremo il pomeriggio a rifocillarci (dopo due giorni di barrette….) e a riposarci.

Al cospetto della parete: Le Rouge Berbère è l'evidente linea di camini e fessure sulla destra
Schizzo di "Le Rouge Bèrbere"
Il canyon di accesso alla parete
Primi tiri stile jungle non proprio entusiasmanti
Finalmente si comincia a scalare sulla roccia!
La fessura di 6c+ prima del tiro chiave nel tetto
Bivacco!

Uscita sul plateau sommitale
Paesaggi e luce surreali

Panorami...
GIORNO 5:

Il quinto giorno per riprenderci un po’ dal freddo bivacco sul Tadrarate decidiamo di fare una bella via sulla parete più vicina al villaggio, quella che i locals chiamano anche “paroi des sources”, per la vicinanza con le sorgenti d’acqua che alimentano il torrente che attraversa il villaggio.
Decidiamo comunque di non “trastullarci” proprio del tutto e su consiglio del Macca andiamo a bruciare un po’ di pelle sulla bellissima “Zebda”. Lorenz quasi passa a vista sul primo tiro, un 7b+ veramente duro, poi saliamo in alternata a vista tutti i tiri successivi: davvero un piacere tornare a scalare sugli spit dopo le ragliate nei camini off-widths dei due giorni precedenti!!

Schizzo di "Zebda"
Lorenz in versione "berbère"
Calcare dell'altro mondo!
Giochi di luce surreali
La valle di Taghia vista dalla "paroi des sources"
Tranquillità al gite di Said aspettando la cena

GIORNO 6:

Per il nostro sesto giorno a Taghia decidiamo di non trastullarci e ci lanciamo su un altro vione: l’Axe du Mal. Si tratta di un’altra via capolavoro della coppia Petit-Piola ed è davvero un must da non perdere. La via si svolge tutta su placche verticali o leggermente strapiombanti e a rispetto a “Les Rivieres Purpres” è meno fisica ma richiede buona tecnica di piedi e il calcare abrasivo si fa sentire soprattutto si polpastrelli delle dita. Per questa via si unisce a noi anche Paolino (alias Paolo Pernigotti, anche lui membro fondatore del No Work Team), che ci allieterà la giornata con le sue uscite goliardiche di altissimo livello! Partenza sempre presto la mattina e avvicinamento suggestivo attraverso la passerella dell'Oujdad come per le “Rouge Berbère”, solo che questa volta speriamo rientrare la sera per il Tagine di Said! Troviamo in fretta l’attacco e Paolino parte bello deciso sui primi tiri della via. Poi tocca a Lorenz andare avanti e passa a vista anche il bel tetto di 7b. A me resta il finale della via: i tiri di 7c e 7c+ richiedono un po’ di studio per poter essere saliti puliti ma si rivelano davvero di gran classe. Poi sugli ultimi tiri della via il sole africano comincia a scaldare davvero molto e sulle placche di calcare abrasivo sia mani che piedi soffrono in modo inverosimile: comunque per metà pomeriggio usciamo sul plateau sommitale con grande soddisfazione per la bellissima via salita e soprattutto con la ella prospettiva di rientrare da Said per cena!

Schizzo de l' "Axe du Mal"
Il suggestivo passaggio della passerella dell'Oujdad alla luce delle frontali

Paolino sui primi tiri
Lorenz nella parte centrale della via
Paolino in traverso con sullo sfondo la linea di "Rouge Berbère" e i ricordi del nostro bivacco
Lorenz impegnato sul bellissimo 7c di placca
Lorenz e Paolino nella parte alta finale della via
Paolino in "spalmo"
GIORNO 7:

Dopo l’Axe du Mal io e Lorenz sentiamo che la pelle delle nostre dita è messa davvero male, probabilmente la cosa migliore sarebbe prendere un giorno di riposo pe bighellonare un po’ nella valle (come fanno tutti del resto). Nonostante tutto però, anche volendo, non ci riusciamo proprio a riposare con tutta quella roccia intorno, e quindi ci incamminiamo verso la parete ovest del Taujdad dove ci sono un paio di viette molto belle (così ci dicono i nostri soci che ci sono già stati) e non troppo sostenute: l’ideale per tirare un po’ il fiato!

Le vie si chiamano “Au nom de la réforme” e “A boire ou je tue le chien” e si riveleranno davvero molto belle. Anche se la stanchezza del giorno precedente si fa sentire non molliamo e concateniamo le due vie prima di rientrare da Said per il proverbiale thè e il tagine della sera.


Schizzo di "Au nom de la réforme" e di "A boire ou je tue le chien"

Alè che di pelle ne abbiamo ancora!!
Luci pomeridiane rientrando a Taghia (Ph.: Enrico Turnaturi)
GIORNO 8:

All’ottavo giorno decidiamo di andare a percorrere uno degli itinerari più famosi di Taghia: la famosa Baraka. Si tratta di una via di una via di quasi 700mt che si svolge tutta su roccia ottima e che conduce in cima all’Oujdad, montagna simbolo della valle. La via presente 4 tiri iniziali impegnativi ma poi diventa molto più facile e quindi permette di “correre” e di coprire il suo grn sviluppo in tempi relativamente brevi. La discesa dall’Oujdad poi presenta un po’ di ricerca dell’itinerario, facilitata comunque dai molti ometti presenti. Il rientro a Taghia avviene poi per il solito canale che ormai abbiamo percorso quasi tutti i giorni e a tutte le ore del giorno: ormai ci sembra di conoscerne i singoli sassi!

Schizzo di "Baraka"
Primi tiri
L'imponente Tagoujimt n'Tsouiant visto da Baraka
Lorenz sul tiro di 7b
Al ritorno dalle vie il thè è sempre servito da Said!!
GIORNI 9 e 10:

Durante gli ultimi due giorni sfruttiamo le ultime energie e gli ultimi brandelli di pelle per concludere il nostro tour de force su due vie non troppo lunghe in modo da aver il tempo per visitare un po’ il villaggio e discutere un po’ con i suoi abitanti.
Il nono giorno andiamo quindi a fare “Soupirs Berbères”, una bellissimo via molto simile a “Zebda” sulla vicina “paroi des sources”. Il decimo giorno invece ci spostiamo sulla parete nord del Tagoujimt n’Tsouiant per fare “Là-bas”, una via che forse non è bella al pari di tutte le altre percorse durante il nostro viaggio ma che ci permette comunque di vedere una nuova parete e conoscerne l’ambiente selvaggio.

Schizzo di "soupirs Berbères"
Schizzo di "Là-bas"
Su "Soupirs Berbères"
Tra roccia e cielo su "Soupirs Berbères"
Primi tiri di "Là-bas"
Vista sull'Oujdad
Su "Là-bas"
Su "Là-bas"
Ultimo scorcio sulla valle di Taghia

EPILOGO:


L’ultimo giorno della nostra permanenza in Marocco lo sfruttiamo per il viaggio di rientro. Partiamo la mattina presto da Taghia accompagnati dallo stesso mulo che ci aveva portati qui dieci giorni prima. 
Arriviamo a Zaouia Ahanesal dove il padre di Youssef ci offre l’ultimo thè prima di risalire sul taxi che ci riporterà a Marrakech. Sfruttiamo quest’ultima sera del viaggio per visitare la capitale marocchina e i suoi eccessi di colori e suoni: però già rimpiangiamo la calma e la solitudine di Taghia!

Si ritorna alla civiltà!
Pausa dissetante per il nostro mulo sulla via del ritorno
Il nostro fidato "muletier"!
Marrakech by night
Marrakech by night
Marrakech by night (Ph.: Enrico Turnaturi)
INFORMAZIONI PRATICHE:

Per il viaggio a Taghia consiglio di atterrare a Marrakech, dove arrivano diversi voli low cost da tutta Europa.
A Taghia di fatto ci sono 2 "gite" ufficiali: quello di Said e quello di Youssef. Vi consiglio di contattarne uno dei due e lasciare organizzare a loro il trasporto da Marrakech a Taghia (evitate di fare come me che ho mandato due mail a due persone diverse e il risultato dell'equivoco è stato quello di ritrovarci con due taxi che ci aspettavano all'aeroporto!!). Loro parlano un francese a volte difficile da capire al telefono quindi vi consiglio di scrivere per e-mail (possibilmente in francese). Per l'alloggio considerate circa 12€  al giorno (trattamento mezza pensione, colazione e cena incluse) mentre per il viaggio Marrakech-Taghia il taxi costa 250€ (andate e ritorno), da dividere a seconda di quanti sarete in macchina. 
Per la guida delle vie d'arrampicata della valle al momento c'è quella di Christian Ravier "Taghia Montagnes Berberes" che potete acquistare scrivendo una mail direttamente all'autore (cravier@club-internet.fr), oppure la potete acquistare anche direttamente a Taghia, da Said. Sulla guida però non aspettatevi di trovare tutte le vie di Taghia perché sulle varie pareti c'è talmente tanto spazio che nuove vie vengono aperte di continuo!!

Foto di gruppo da antologia: No Work Team al completo insieme ai Petit! (ph.: Enrico Turnaturi)
Tramonto a Taghia (ph.:Enrico Turnaturi)
Arrampicata di gran classe - climber: Pongi - Foto: Enrico Turnaturi
Il Marocco e i sui mille volti (ph.: Enrico Turnaturi)