Per la fine del 2015 ci siamo riservati
il privilegio di un viaggio coi fiocchi: la Patagonia! Viaggio questo sia
verticale e alpinistico alla scoperta di questi luoghi tanto lontani quanto
famosi ma anche viaggio-vacanza in famiglia dato che tutta la mia famiglia mi
ha seguito a El Chalten per un mesetto a cavallo tra dicembre 2015 e gennaio
2016!
Poter combinare vacanze in
famiglia e alpinismo in questi luoghi è possibile in quanto a El Chalten ci
sono tutte le comodità di un qualsiasi paese di montagna delle alpi con
innumerevoli possibilità di bellissime passeggiate ed escursioni nelle
vicinanze…...Resta comunque il fatto che passare un mese nello stesso posto non
è forse l’ideale in termini di “turismo”, ma devo ammettere che in vita mia ho
avuto tante fortune e forse la più grande è stata quella di incontrare una
persona come Domi che capisce le mie passioni e le condivide e sa apprezzare le
occasioni che la vita le offre così come arrivano. Alla fine comunque,
nonostante le paure iniziali di partire così lontano con i bambini piccoli,
abbiamo passato delle bellissime vacanze in famiglia e i bambini si sono
divertiti come matti durante tutto il viaggio.
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Partiamo un po' carichi!
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Eccoci arrivati!! |
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Panorama da El Chalten! |
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Ma veniamo ora agli aspetti
alpinistici della nostra visita in Patagonia. Inizialmente il viaggio era stato
programmato insieme all’amico William che aveva la possibilità di viaggiare più
o meno durante lo stesso nostro periodo. Detto questo a El Chalten la comunità
di alpinisti è abbastanza aperta e ci si può facilmente aggregare a qualcuno
nel caso ci si ritrovi senza partner. Risolto questo aspetto resta de valutare
il meteo, le condizioni e in base a questi ultimi definire gli obiettivi. Io
personalmente come “prima volta” in Patagonia avevo come obiettivo principale
quello di scoprire luoghi nuovi e capire gli stili e le strategie da adottare
qui, non mi ero prefissato nessuna via o montagna come obiettivo principale. Fitz
Roy e Cerro Torre sono ovviamente le montagne più famose della zona e quelle
più “popolari”: è anche vero però che sulle vie più gettonate di queste
montagne, durante le finestre di bel tempo, si concentrano la maggioranza delle
cordate. Le condizioni da noi trovate al nostro arrivo erano molto secche:
l’inverno aveva portato poche precipitazioni e il mese di novembre era stato
molto caldo e soleggiato, insomma condizioni ideali per fare vie di roccia più
che di misto. Purtroppo però il meteo durante praticamente tutto il mese di
dicembre è stato davvero pessimo: in totale abbiamo visto forse un paio di
giornate di bel tempo e ovviamente non una di fila all’altra! Con William ne
approfittiamo per fare qualche giro esplorativo della regione e facciamo un
paio di tentativi cercando di sfruttare le due giornate di bel tempo che il
meteo ci offre: la prima volta ci spingiamo (insieme anche a Luchino che si
unisce a noi per l’occasione) fino al famoso “circo de los altares” alla base
del Cerro Torre ma, nonostante la magnifica giornata che ci attendeva, siamo
costretti a rinunciare a salire la montagna a causa di una forte nevicata che
praticamente sommerge la nostra tenda. La seconda volta saliamo il ghiacciaio
alla base del Fitz Roy ma William si sente male e siamo obbligati a fare
dietrofront. Insomma fino a Natale non si combina gran che in montagna e sono
davvero contento che la mia famiglia sia con me per poter approfittare di un
vero periodo di vacanza con loro che ci mancava ormai da tanto tempo. Poco
prima di Natale arrivano anche gli amici Ale e Claudia e il giorno di Natale lo
passiamo tutti insieme nella nostra “cabaña” strafogandoci di “asado” mentre
fuori nevica come fosse pieno inverno!! Ovviamente le condizioni sulle montagne
cambiano drasticamente: le precipitazioni hanno portato molta neve che
inevitabilmente si accumula sulle cenge e va a intasare le fessure.
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Io e William nella nostra "snowcave" durante il nostro primo giretto a Paso Superior |
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Risveglio al "Circo de Los Altares" decisamente "bianco" dopo una notte di intense nevicate (sullo sfondo l'imponente gruppo del Cerro Torre) |
Per fine anno però si annuncia
una finestra di qualche giorno di bel tempo: finalmente sembra si possa avere
qualche giornata decente per poter scalare!! Le montagne sono però cariche di
neve e quindi bisogna scegliere con attenzione l’itinerario da percorrere.
William ha l’aereo di ritorno proprio a fine anno e decide che ne ha abbastanza
della Patagonia: durante quest’ultima finestra non scalerà, viaggio decisamente
sfortunato il suo, se ne ritornerà in Europa senza aver fatto neanche un tiro
di corda qui. Io quindi mi aggrego a Ale e Claudia in modo da formare una
cordata da 3 persone (numero ideale spartirsi i pesi e per poter gestire
eventuali situazioni di emergenza).
C’è da dire che Ale (Baù) è decisamente un
VIP e come tutti i VIP conosce gente importante. Veniamo quindi consigliati “nientepocodimenoche”
da Rolo Garibotti in persona che ci raccomanda una bella via sulla Poincenot,
la “Carrington-Rouse”: un viaggio alpino molto lungo dice lui, avvicinamento
complesso e ambiente super ma difficoltà tecniche abbastanza moderate, il che
dovrebbe rendere la cosa fattibile nonostante la tanta neve presente. La “Aguja
Poincenot” è una bella guglia che si staglia imponente a ovest del Fitz Roy e
la cui cima viene abitualmente raggiunta per la via Whillans-Cochrane, che in
pratica è la “normale” della montagna: percorre una rampa di neve e misto non
banale partendo dal ghiacciaio del Fitz Roy per poi continuare su una facile
cresta fino in cima. La nostra via
invece sale dal versante opposto: per raggiungerla dobbiamo percorrere la valle
tra Fitz Roy e Cerro Torre fino a raggiungere il bivacco detto “Polacos” per
poi risalire un sistema di fessure di una rampa sul versante ovest della
montagna. Partiamo il primo giorno di buon ora da El Chlten, l’idea è quella di raggiungere in giornata una cengia posta al di sopra del bivacco “Polacos” in modo da guadagnare qualche ora di salita il giorno dopo. Partiamo alle 6 di mattina, percorriamo il popolare trekking fino alla “Laguna Torre”, qui costeggiamo il lago alla sua sinistra e mettiamo piede sul ghiacciaio che forma la valle che divide il gruppo del Cerro Torre da quello del Fitz Roy per poi risalire fino al bivacco detto “Niponino” e puntare verso “Polacos”, posto sul versante opposto della valle. Superiamo “Polacos” e continuiamo verso l’alto sulla morena fino ad entrare nel canale che scende tra la Aguja Poincenot e la Aguja Desmochada dove incontriamo già molta neve. Sulla neve si sfonda molto essendo ormai pomeriggio, quindi appena possiamo ci portiamo sulle rocce laterali del canale e facciamo qualche tiro di corda per arrivare infine alla nostra cengia da bivacco che sono ormai le 5 del pomeriggio. Montiamo in fretta la tenda e in breve siamo al caldo nei nostri sacchi a pelo a riposarci e a mangiare.
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Guado patagonico sulla strada verso Niponino (foto: A.Baù) |
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La morena che ci porterà al ghiacciaio (foto: A. Baù) |
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Sul ghiacciaio nella valle del Torre (foto: A. Baù) |
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Il Cerro Torre fa capolino tra le nuvole |
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Sulla morena quasi arrivati a "Polacos" (foto: A. Baù) |
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Salendo il canale di neve verso l'attacco della via (foto: A. Baù) |
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Primo bivacco (foto: A. Baù) |
Il giorno dopo partiamo alle prime luci
e risaliamo ancora il canale fino alla rampa dove attacca la nostra via.
Inizialmente facciamo qualche tiro di misto alternato a pendii di neve poi ci
teniamo sulle rocce di destra che sono decisamente più pulite dalla neve e
possiamo arrampicare più facilmente. Tenendoci a destra della linea originale
però, più in alto siamo costretti a fare un lungo traverso verso sinistra con
passaggi in placca e un tiro di misto davvero non banali. Tornati sulla linea
originale andiamo a prendere il sistema di fessure dove si concentrano le
difficoltà tecniche della via: fessure che però troviamo spesso intasate di
ghiaccio e la progressione diventa inevitabilmente lenta e macchinosa. Ci
avviciniamo comunque alla fine di questa grande rampa caratteristica della
nostra via che termina sulla spalla della montagna, circa 300mt al di sotto
della vetta. Sull’ultimo tiro della rampa c’è talmente tanto ghiaccio che
praticamente è una goulotte e la superiamo con tanto di piolet-traction e passi
di misto (mai banali) e finalmente mettiamo piede sulla spalla della Poincenot
dove troviamo uno spiazzo perfetto per montare la tenda e per il nostro secondo
bivacco. La vista da qui è stupenda e ci godiamo uno spettacolare tramonto
patagonico.
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Il sottoscritto sul primo tiro: subito del sano misto! (foto: A. Baù) |
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Ale finalmente può mettere le scarpette e seguire fessure asciutte!
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Ale sale cercando la linea con meno neve... |
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Il sottoscritto all'uscita del complesso traverso che ci ha riportato sulla via originale (foto: A. Baù) |
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Il traverso visto dall'alto! |
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Ale attacca le fessure della rampa che troverà spesso bagnate e piene di ghiaccio! |
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Secondo bivacco!! (foto: A. Baù) |
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Ancora un po' di strada ci attende prima della cima... |
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Autoscatto al tramonto (foto: A. Baù) |
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Tramonto sulla valle del Torre |
Il giorno dopo ripartiamo alle prime luci nella speranza di
percorrere rapidamente gli ultimi 300mt della via, dove le difficoltà
dovrebbero essere moderate. In effetti possiamo scalare con gli scarponi ma gli
ultimi 300mt di dislivello si rivelano in realtà dallo sviluppo molto superiore
dato che zig-zaghiamo qua e là alla ricerca del punto più semplice per passare:
alla fine contiamo 10-12 tiri, tutti sui 50mt, e alle 11 di mattina arriviamo
in cima dove ci godiamo ancora un bellissimo panorama a 360°. Foto e selfie di
vetta di rito e via, partiamo a fare le doppie sul versante opposto per
scendere sul ghiacciaio del Fitz Roy. Alle due del pomeriggio arriviamo sopra
un canale che scende sul ghiacciaio che però è molto carico di neve ed è in
pieno sole: per prudenza ci fermiamo in attesa che vada in ombra in modo da
poter scendere in sicurezza. Per fortuna il canale non ci mette molto ad andare
in ombra e verso le quattro e mezza riprendiamo a scendere le ultime doppie che
ci depositano sul ghiacciaio al di là della terminale. Qui la neve è marcia che
più marcia non si può, sprofondiamo fino al ginocchio! Nonostante sia già tardi
continuiamo a scendere, anche perché abbiamo finito le scorte di cibo e l’idea
di un terzo bivacco a digiuno non ci allieta molto. Ci pappiamo quindi tutta
d’un fiato l’infinita discesa da Paso Superior, Laguna de Los Tres, campamento
Poincenot e infine arriviamo a El Chalten che ormai è mezzanotte passata: è il
31 dicembre e la gente per le strade brinda all’Anno Nuovo!!
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Primi tiri con panorama mozzafiato |
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Saliamo veloci ma la strada è ancora lunga! |
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Ale finalmente battaglia con l'ultimo tiro! |
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Cumbre!! |
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Vista dalla vetta sul Torre.... |
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...e sul Fitz! |
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Si scende! (foto: A. Baù) |
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Doppie belle verticali! |
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Siesta aspettando che il pendio sotto di noi vada in ombra (foto: A. Baù) |
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Finalmente sul ghiacciaio ci dirigiamo verso Paso Superior (foto: A. Baù) |
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Autoscatto a "Laguna de Los Tres" con alle spalle il gruppo del Fitz Roy |
Attacchiamo la via con le prime
luci e dopo i primi tiri con roccia un po’ rotta la scalata diventa molto
piacevole su granito di buona qualità e ottime fessure. La via non è mai banale
e la scalata è sempre esigente e fisica. In parete ci muoviamo con un saccone
che viene recuperato dal primo di cordata e due zaini che vengono portati dai
secondi di cordata (abbiamo con noi tutto il materiale da bivacco più scarponi
e ramponi per uscire in vetta). Saliamo comunque il più velocemente possibile,
la giornata è magnifica, il sole ci scalda e i panorami sono mozzafiato (su
questa parete più si sale, più lo sguardo può spaziare sulla vastità dello
Hielo Continental). Verso le sei del pomeriggio, dopo aver salito 14 tiri di
corda e quasi 600mt di parete, arriviamo in prossimità delle cenge dove
dovremmo bivaccare ma troviamo un’amara sorpresa: la parte alta della parete è
molto bagnata e i camini dove dovremmo uscire oltre ad essere intasati di
ghiaccio (come consuetudine), si sono trasformati in vere e proprie cascate
d’acqua che cola dall’alto (molto probabilmente la grande quantità di neve
caduta nell’ultimo periodo e che si è accumulata sulla cresta del Piergiorgio è
un serbatoio ancora bello potente che alimenta tutta l’acqua che ci arriva in
testa). Già nella posizione in cui siamo ci ritroviamo sotto la caduta
dell’acqua e siamo costretti a metterci i gusci per non ritrovarci bagnati
fradici e come se non bastasse la caduta d’acqua è accompagnata a tratti da
blocchi di ghiaccio più o meno grandi che si staccano dalle rocce soprastanti.
Ci rendiamo subito conto che proseguire in quelle condizioni sarebbe molto
problematico oltre che molto pericoloso e quindi decidiamo a malincuore di fare
dietrofront e di scendere piuttosto che bivaccare con quelle condizioni. Dopo
una serie infinita di doppie raggiungiamo la nostra amata tenda che ormai è
mezzanotte. L’indomani però possiamo prendercela con comodo e dopo
un’abbondante colazione ripartiamo per un’altra lunga giornata di cammino per
rientrare a El Chalten: forse un po’ delusi di non essere arrivati in cima ma
comunque consapevoli, e per quanto mi riguarda fieri, di aver vissuto una
bellissima avventura verticale su una parete impressionante.
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Primi tiri |
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Si scala sempre su fessure atletiche (foto: A. Baù) |
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Sempre più su ... (foto: A. Baù) |
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Parete impressionante (foto: A. Baù) |
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Finalmente arriva anche il sole a scaldarci (foto: A. Baù) |
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Ale sulla dura e molto estetica fessura del nono tiro |
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Ultimo tiro prima di raggiungere le cenge del bivacco: siamo costretti a mettere le giacche perché già "piove acqua dall'alto! |
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Selfie in parete! (foto: A. Baù) |
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Di ritorno alla tenda a notte fonda (foto A. Baù) |
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La mattina dopo il sole fa di nuovo capolino dietro al Piergiorgio |
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Guado avventuroso del Rio Fitz Roy sulla strada de rientro verso ElChalten |
PATAGONIA: CONSIGLI PER L’USO
Sulla Patagonia si è scritto e i
scriverà molto, io qui voglio solo dare qualche consiglio pratico, che deriva
dalla mia esperienza personale, a chi magari ha intenzione di recarsi in questi
luoghi ed è alla ricerca di informazioni a riguardo.
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El Chalten visto dalla cima dell'Aguja Poincenot |
Per arrivare a El Chalten bisogna
volare a El Calafate e da qui si prende un bus che in tre orette vi depositerà
a destinazione. Tra le diverse compagnie aeree noi abbiamo volato con la LAN-TAM
che di default permette di imbarcare 2 bagagli da 32 Kg sui voli
internazionali, il che, quando si ha un po’ di materiale alpinistico da
trasportare, non è male. A El Chalten ci sono diversi negozi di materiale da
montagna ma tenete presente che qualsiasi cosa costa almeno il doppio di quanto
la paghereste in Europa (uomo avvisato….). In loco noi abbiamo comprato solo le
bombolette di gas e ovviamente cibo (pasti disidratati e barrette ce li siamo
portati da casa, lì non si trova gran che). C’è anche la possibilità di
noleggiare del materiale in caso di bisogno (noi per esempio abbiamo noleggiato le ciaspole
per andare fino al “circo de los altares”). L’alloggio ovviamente dipende dal
vostro budget: in generale El Chalten nella stagione estiva è molto cara e i
prezzi sono “Europei” se non peggio: considerate in media un 15€ a persona a
notte in ostello (di solito in camere con bagni in comune) e qualcosina in più
se volete affittarvi una casetta (loro le chiamano cabañas). Detto questo in
paese avete tutte le comodità: bar, ristoranti, supermercati e in generale
un’ambiente molto “festoso”. Trovate anche la connessione Wi-fi un po' dappertutto (anche se internet è spesso molto lento, soprattutto durante i periodi di grande affluenza turistica), mentre la rete telefonica mobile è praticamente assente (all'entrata del paese trovate però un "locutorio" da cui si possono fare telefonate in tutto il mondo a prezzi economici).
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Poincenot e Fitz Roy visti da Paso Superior durante una mattina con meteo perfetto! |
Per quanto riguarda l’arrampicata
la “Bibbia” della Patagonia è senza dubbio la guida “Patagonia Vertical” di
Rolando Garibotti e compagna che potete ordinare senza problemi online sul sito
www.pataclimb.com scrivendogli una mail
e pagando via paypal. Sulla guida trovate un sacco di informazioni generali
sulle strategie da adottare, sull'ambiente, il clima e come consultare le previsioni
meteo sui vari modelli. Riguardo al meteo bisogna però aprire una parentesi. I
siti che vanno per la maggiore per consultare le previsioni sono sicuramente
quelli del NOA e WINDGURU. Personalmente ho trovato che il sevizio del NOA (meteogram) è
stato quello più preciso durante la nostra permanenza. Mi ero anche abbonato al servizio "foercast2phone" menzionato nella guida di Garibotti ma per quanto mi riguarda non ne hanno azzeccata una, quindi sconsiglio di utilizzarlo. Tutte queste previsioni
però seguono dei modelli che, dato la complessità del clima della zona possono
facilmente sbagliare, quindi è assolutamente impensabile pensare di avere
previsioni meteo precise come siamo abituati sulle Alpi. Saper consultare le
mappe meteorologiche senz'altro aiuta a capire quanto una previsione sia
affidabile o quanto sia incerta, ma questo non tutti lo sanno fare. Lunghi
periodi di tempo instabile in Patagonia non sono rari: durante la nostra
permanenza molti alpinisti arrivati a fine novembre e ripartiti subito dopo
Natale non sono riusciti a scalare assolutamente niente. Intorno a El Chalten
ci sono falesie e blocchi dove poter passare le giornate di tempo incerto ma
sicuramente non valgono da sole il viaggio fin laggiù.
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Panorama impagabile su Laguna de los Tres e Lago Viedma |
Una volta individuata la finestra
di bel tempo la scelta dell’itinerario è il passo successivo. In generale in
questi luoghi vige il principio della prudenza: bisogna considerare che
qualsiasi via si voglia percorrere richiede almeno una giornata d’avvicinamento
e una giornata per il rientro. In alcuni casi questi tempi sono anche
raddoppiati (per esempio sulla celeberrima Via dei Ragni sul Cerro Torre). In
caso di incidente non ci sono elicotteri che possono venire a prendervi in
parete e in generale le finestre di bel tempo non durano più di 3-4 giorni per
cui il tempo che un eventuale membro della cordata ci metterebbe a rientrare
per dare l’allarme potrebbe facilmente compromettere la possibilità che una
squadra di soccorsi possa raggiungere il punto dove si è verificato
l’incidente. Avere un telefono satellitare può essere una buona idea per poter
ridurre di molto questi tempi ma in ogni caso è imprescindibile conoscere tutte
le manovre di autosoccorso in parete e su ghiacciaio e muoversi in cordate di
almeno 3 persone è molto consigliabile sia per dividersi i pesi da trasportare,
sia per facilitare l’autosoccorso in caso di incidente. Per cui il consiglio è
quello di scegliere itinerari tecnicamente alla portata della vostra cordata e
in caso di dubbio su itinerari e condizioni farsi consigliare da alpinisti più
esperti (o perlomeno con un po' di esperienza di salite in questi luoghi). Oltre al meteo nella scelta dell’itinerario bisogna tenere in
considerazione anche le temperature: in Patagonia può fare molto freddo ma può
fare anche molto caldo e certi itinerari con temperature elevate possono
diventare molto pericolosi.
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Alba sul ghiacciaio con vista sul lago Viedma |
In genere la strategia adottata
da molte cordate è quella di individuare un obiettivo e quindi portare
materiale e cibo al campo avanzato in prossimità di tale obiettivo per poi
salire leggeri e veloci quando arriva la finestra giusta. Nel nostro caso, non
avendo un obiettivo particolare ma decidendo di volta in volta cosa fare, siamo
sempre partiti da El Chalten con tutto il materiale e il cibo per la salita: se
siete abbastanza snelli e essenziali nelle vostre salite anche così facendo non
avrete problemi! Comunque vada, qualsiasi via decidiate di salire qui vi
assicuro che sarà una bella avventura e lascerà un ricordo indelebile nella
vostra memoria. Buone salite a tutti!
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Alba sul gruppo del Cerro Torre |