Il Couloir nord est dei Drus: fino a qualche tempo fa non rientrava
minimamente nei miei immaginari piani di possibili salite, poi il primo a
parlarmene era stato Bac e da lì il mio interesse per questo itinerario è
andato sempre crescendo. Salito la prima volta nella sua versione più “classica”
da Walter Cecchinel e Claude Jager il 28-31 dicembre 1973, si tratta di un
itinerario che ha segnato un’autentica rivoluzione nella tecnica di arrampicata
su ghiaccio in piolet traction, segnando di fatto l’inizio dell’era moderna di
questa tecnica. Si tratta di una salita che richiede capacità di progressione su
tutti i tipi di terreno: dal ghiaccio puro al misto delicato fino
all’artificiale. Se poi aggiungiamo il fatto di salire un pinnacolo dal fascino
irresistibile come quello del Petit Drus, direi che il cocktail vincente è
servito!
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Schizzo della via |
Da un precedente giro di ricognizione io e Lorenz avevamo potuto
constatare che le condizioni dell’itinerario quest’anno erano buone e
aspettavamo solo il giusto periodo di alta pressione per lanciarci sulla via!
Poi per una serie di motivi la cosa era stata rimandata…fino alla scorsa
settimana! L’arrivo dell’alta pressione era ben chiaro su tutti i bollettini
meteo e il tam-tam telefonico ci mette poco a allertare un allegro gruppetto di
soci con progetti bellicosi sul Bianco….Io però non penso ad una salita
qualsiasi, ma proprio a quella salita lì! Provo allora a mandare un messaggio
ad un esperto di quelle parti, il mitico Korra Pesce, che mi risponde subito consigliandomi
non solo di andarci, ma soprattutto di andare a fare l’attacco diretto che a
detta sua è in ottime condizioni e bisogna assolutamente approfittarne. Io tra
me e me ci penso bene: l’attacco diretto??? Aperto da Rick Accomazo e Tobin
Sorenson nel 1977, è senz’altro uno tra i più tecnici dei grandi itinerari
delle alpi con difficoltà fino all’M8! Anche Korra me ne dà la conferma: “è una
delle più ripide….ed è raramente così buona, approfittane!”…io sogghigno tra me
e me pensando alla traduzione in francese della prima parte della frase “c’est
une des plus raides….” Sì, ripida, o dura che dir si voglia, fatto sta che resto
perplesso sul fatto di essere all’altezza di un itinerario del genere: però se
le condizioni sono così buone non si può non approfittarne!! E così, dopo la
defezione dell’ultimo minuto di Matteo ci ritroviamo in tre a prendere la
funivia dei Grands Montets: io, Bac e Lorenz, squadra ormai affiatata che però
non si ricomponeva dai tempi dell’Adamello.
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All'entrata del canale di accesso al ghiacciaio del Nant Blanc - i Drus sullo sfondo (ph: Enrico Turnaturi) |
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In fondo al canale |
Il primo giorno ci aspetta solo l’avvicinamento: dai Grands Montets
puntiamo alla spalla della Petite Aiguille Verte per ridiscendere verso il
Ghiacciaio del Nant Blanc con i sui grossi seracchi, che attraverseremo per
raggiungere il nostro posto da bivacco alla base del versante settentrionale
dei Drus. Ci scaviamo una bella nicchia nella neve sotto un grosso sassone e
dopo un’ottima cena a cura di Bac ci addormentiamo nei nostri sacchi a pelo. Nel
frattempo un’altra cordata di 3 piemontesi ci raggiungono e l’indomani ci
seguiranno su tutta la via. Alle 4 del mattino successivo ci dirigiamo verso la
parete in compagnia di una terza cordata (oltre a quella dei piemontesi)
composta da una guida di Courmayeur con relativo cliente partiti due ore prima
direttamente dai Grands Montets (chapeau!!).
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Attraversando il ghiacciaio del Nant Blanc (ph: Enrico Turnaturi) |
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Bivacco! (ph: Enrico Turnaturi) |
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Ultime luci con la nostra via sullo sfondo (ph: Enrico Turnaturi) |
Superata la terminale saliamo veloci in conserva lunga il facile
canale iniziale che ci dà accesso alla sezione chiave dell’attacco diretto che
incombe minaccioso sopra di noi! La linea è davvero tanto logica quanto
impressionante per verticalità e bellezza.
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In cima al canale iniziale al cospetto dell'attacco diretto! (ph: Enrico Turnaturi) |
Lorenz decide di “smazzarsi” i primi due tiri dell’attacco diretto:
parte subito sul primo lungo tiro che dopo una sezione di misto non troppo
difficile presenta una placca delicata difficile da proteggere che si supera
con una buona dose di sangue freddo cercando i piccoli agganci per le picche
nelle fessurette della roccia. Il secondo tiro è decisamente più facile:
abbastanza ben fornito, si supera con 20mt su ghiaccio tecnico ma mai estremo.
Arrivati alla base della sezione più strapiombante tocca ora a me vedermela con
la patata bollente dei seguenti due tiri che sulla carta sono i più duri della
salita. Il primo dei due è un tirone di 55 mt su misto tecnico e ghiaccio fine
da andare spesso a prendere sul fondo di una fessura-camino che si risale
entrandoci e uscendoci a seconda delle necessità (e qui si deve fare di
necessità virtù!!): alla fine arrivo in catena soffiando e ragliando un po’ ma
scalando pulito e riuscendo a sempre a ben proteggere tutti i passi complessi.
Ci basta ora dare un’occhiata al tiro seguente per capire che si tratta
inequivocabilmente del chiave della via: una placca attraversata da una grossa
fessura all’apparenza secca sovrastata da una candela di ghiaccio praticamente
strapiombante! Di sicuro la candela di ghiaccio è ben fornita e non oso
immaginare come possa essere questo tiro qualora lassù non ci fosse ghiaccio:
però per arrivarci resta sempre un bel viaggio su roccia che dalla sosta sembra
compatta e non proprio banale….Parto comunque deciso a giocarmela per passare
nello stile più pulito anche qui, e come per magia nella fessura trovo un po’
di ghiaccio dove mettere le picche e piano piano anche tutti gli altri agganci
si materializzano e si rivelano buoni (ad un certo punto lascio una picca e mi
riesce anche un incastro di dita!!): arrivo così al ghiaccio che prima mi
sembrava così lontano e che pur essendo molto fisico (quasi strapiombante), è
ricco di buoni agganci e mi permette di arrivare senza problemi in sosta di
questo tiro letteralmente fotonico!! Nelle condizioni attuali le difficoltà non superano a mio avviso l'M7/M7+, ma resta comunque un bel viaggio....Bac e Lorenz mi raggiungono soffiando (e
se loro soffiano da due vuol dire che non era proprio così banale….) e da lì
continuo sull’ultimo tratto di ghiaccio ripido che dà accesso alla parte alta
del canale. Qui cedo l’onore a Bac di portarci in cima: con qualche tiro (per
superare una sezione di rocce a metà del canale superiore) e un bel po’ di
conserva lunga, alle 16.30 arriviamo alla “bréche” dei Drus! Dato che ci
riteniamo ampiamente nei tempi previsti, decidiamo di andare fino in cima a
salutare di persona la Madonnina del Petit Drus! Poi torniamo di nuovo alla brèche
e giù le doppie che ci depositeranno di nuovo all’attacco qualche ora più tardi,
giusto in tempo per rientrare al nostro bivacco con le ultime luci del giorno.
Scendendo incrociamo la cordata di piemontesi ancora impegnati nella salita del
canale finale: sono provati dalla fatica ma terranno duro e arriveranno alla
brèche per poi ridiscendere alla luce delle frontali.
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Lorenz sul primo tiro dell'attacco diretto |
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Secondo tiro |
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Il sottoscritto sulla prima sezione del terzo tiro (ph: Enrico Turnaturi) |
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Uscita del terzo tiro |
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Tiro chiave (ph: Enrico Turnaturi) |
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Il sottoscritto in uscita dal tiro chiave (ph: Enrico Turnaturi) |
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Nel canale superiore |
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Bac ci guida attraverso l'ultima sezione tecnica |
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Brèche!! |
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Bac si gode il punto più alto del Petit Drus! |
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Pausa in vetta! (ph: Enrico Turnaturi) |
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Selfone di vetta! (ph: Enrico Turnaturi) |
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Ultime doppie della giornata |
Ora non ci resta altro
che festeggiare con un super risotto del nostro chef per poi goderci un’ultima
notte sotto le stelle dei Drus prima di risalire l’indomani ai Grands Montets e
ritornare alla civiltà!
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Verso i Grands Montets e casa! |
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