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martedì 28 aprile 2015

DRUS, Couloir Nord-Est Direct (attacco diretto)

Il Couloir nord est dei Drus: fino a qualche tempo fa non rientrava minimamente nei miei immaginari piani di possibili salite, poi il primo a parlarmene era stato Bac e da lì il mio interesse per questo itinerario è andato sempre crescendo. Salito la prima volta nella sua versione più “classica” da Walter Cecchinel e Claude Jager il 28-31 dicembre 1973, si tratta di un itinerario che ha segnato un’autentica rivoluzione nella tecnica di arrampicata su ghiaccio in piolet traction, segnando di fatto l’inizio dell’era moderna di questa tecnica. Si tratta di una salita che richiede capacità di progressione su tutti i tipi di terreno: dal ghiaccio puro al misto delicato fino all’artificiale. Se poi aggiungiamo il fatto di salire un pinnacolo dal fascino irresistibile come quello del Petit Drus, direi che il cocktail vincente è servito!

Schizzo della via
Da un precedente giro di ricognizione io e Lorenz avevamo potuto constatare che le condizioni dell’itinerario quest’anno erano buone e aspettavamo solo il giusto periodo di alta pressione per lanciarci sulla via! Poi per una serie di motivi la cosa era stata rimandata…fino alla scorsa settimana! L’arrivo dell’alta pressione era ben chiaro su tutti i bollettini meteo e il tam-tam telefonico ci mette poco a allertare un allegro gruppetto di soci con progetti bellicosi sul Bianco….Io però non penso ad una salita qualsiasi, ma proprio a quella salita lì! Provo allora a mandare un messaggio ad un esperto di quelle parti, il mitico Korra Pesce, che mi risponde subito consigliandomi non solo di andarci, ma soprattutto di andare a fare l’attacco diretto che a detta sua è in ottime condizioni e bisogna assolutamente approfittarne. Io tra me e me ci penso bene: l’attacco diretto??? Aperto da Rick Accomazo e Tobin Sorenson nel 1977, è senz’altro uno tra i più tecnici dei grandi itinerari delle alpi con difficoltà fino all’M8! Anche Korra me ne dà la conferma: “è una delle più ripide….ed è raramente così buona, approfittane!”…io sogghigno tra me e me pensando alla traduzione in francese della prima parte della frase “c’est une des plus raides….” Sì, ripida, o dura che dir si voglia, fatto sta che resto perplesso sul fatto di essere all’altezza di un itinerario del genere: però se le condizioni sono così buone non si può non approfittarne!! E così, dopo la defezione dell’ultimo minuto di Matteo ci ritroviamo in tre a prendere la funivia dei Grands Montets: io, Bac e Lorenz, squadra ormai affiatata che però non si ricomponeva dai tempi dell’Adamello.

All'entrata del canale di accesso al ghiacciaio del Nant Blanc - i Drus sullo sfondo (ph: Enrico Turnaturi)

In fondo al canale

Il primo giorno ci aspetta solo l’avvicinamento: dai Grands Montets puntiamo alla spalla della Petite Aiguille Verte per ridiscendere verso il Ghiacciaio del Nant Blanc con i sui grossi seracchi, che attraverseremo per raggiungere il nostro posto da bivacco alla base del versante settentrionale dei Drus. Ci scaviamo una bella nicchia nella neve sotto un grosso sassone e dopo un’ottima cena a cura di Bac ci addormentiamo nei nostri sacchi a pelo. Nel frattempo un’altra cordata di 3 piemontesi ci raggiungono e l’indomani ci seguiranno su tutta la via. Alle 4 del mattino successivo ci dirigiamo verso la parete in compagnia di una terza cordata (oltre a quella dei piemontesi) composta da una guida di Courmayeur con relativo cliente partiti due ore prima direttamente dai Grands Montets (chapeau!!).

Attraversando il ghiacciaio del Nant Blanc (ph: Enrico Turnaturi)

Bivacco! (ph: Enrico Turnaturi)

Ultime luci con la nostra via sullo sfondo (ph: Enrico Turnaturi)

Superata la terminale saliamo veloci in conserva lunga il facile canale iniziale che ci dà accesso alla sezione chiave dell’attacco diretto che incombe minaccioso sopra di noi! La linea è davvero tanto logica quanto impressionante per verticalità e bellezza.

In cima al canale iniziale al cospetto dell'attacco diretto! (ph: Enrico Turnaturi)


Lorenz decide di “smazzarsi” i primi due tiri dell’attacco diretto: parte subito sul primo lungo tiro che dopo una sezione di misto non troppo difficile presenta una placca delicata difficile da proteggere che si supera con una buona dose di sangue freddo cercando i piccoli agganci per le picche nelle fessurette della roccia. Il secondo tiro è decisamente più facile: abbastanza ben fornito, si supera con 20mt su ghiaccio tecnico ma mai estremo. Arrivati alla base della sezione più strapiombante tocca ora a me vedermela con la patata bollente dei seguenti due tiri che sulla carta sono i più duri della salita. Il primo dei due è un tirone di 55 mt su misto tecnico e ghiaccio fine da andare spesso a prendere sul fondo di una fessura-camino che si risale entrandoci e uscendoci a seconda delle necessità (e qui si deve fare di necessità virtù!!): alla fine arrivo in catena soffiando e ragliando un po’ ma scalando pulito e riuscendo a sempre a ben proteggere tutti i passi complessi. Ci basta ora dare un’occhiata al tiro seguente per capire che si tratta inequivocabilmente del chiave della via: una placca attraversata da una grossa fessura all’apparenza secca sovrastata da una candela di ghiaccio praticamente strapiombante! Di sicuro la candela di ghiaccio è ben fornita e non oso immaginare come possa essere questo tiro qualora lassù non ci fosse ghiaccio: però per arrivarci resta sempre un bel viaggio su roccia che dalla sosta sembra compatta e non proprio banale….Parto comunque deciso a giocarmela per passare nello stile più pulito anche qui, e come per magia nella fessura trovo un po’ di ghiaccio dove mettere le picche e piano piano anche tutti gli altri agganci si materializzano e si rivelano buoni (ad un certo punto lascio una picca e mi riesce anche un incastro di dita!!): arrivo così al ghiaccio che prima mi sembrava così lontano e che pur essendo molto fisico (quasi strapiombante), è ricco di buoni agganci e mi permette di arrivare senza problemi in sosta di questo tiro letteralmente fotonico!! Nelle condizioni attuali le difficoltà non superano a mio avviso l'M7/M7+, ma resta comunque un bel viaggio....Bac e Lorenz mi raggiungono soffiando (e se loro soffiano da due vuol dire che non era proprio così banale….) e da lì continuo sull’ultimo tratto di ghiaccio ripido che dà accesso alla parte alta del canale. Qui cedo l’onore a Bac di portarci in cima: con qualche tiro (per superare una sezione di rocce a metà del canale superiore) e un bel po’ di conserva lunga, alle 16.30 arriviamo alla “bréche” dei Drus! Dato che ci riteniamo ampiamente nei tempi previsti, decidiamo di andare fino in cima a salutare di persona la Madonnina del Petit Drus! Poi torniamo di nuovo alla brèche e giù le doppie che ci depositeranno di nuovo all’attacco qualche ora più tardi, giusto in tempo per rientrare al nostro bivacco con le ultime luci del giorno. Scendendo incrociamo la cordata di piemontesi ancora impegnati nella salita del canale finale: sono provati dalla fatica ma terranno duro e arriveranno alla brèche per poi ridiscendere alla luce delle frontali.

Lorenz sul primo tiro dell'attacco diretto
Secondo tiro

Il sottoscritto sulla prima sezione del terzo tiro (ph: Enrico Turnaturi)
Uscita del terzo tiro 
Tiro chiave (ph: Enrico Turnaturi)
Il sottoscritto in uscita dal tiro chiave (ph: Enrico Turnaturi)

Nel canale superiore

Bac ci guida attraverso l'ultima sezione tecnica

Brèche!!

Bac si gode il punto più alto del Petit Drus!

Pausa in vetta! (ph: Enrico Turnaturi)

Selfone di vetta! (ph: Enrico Turnaturi)

Ultime doppie della giornata 

 Ora non ci resta altro che festeggiare con un super risotto del nostro chef per poi goderci un’ultima notte sotto le stelle dei Drus prima di risalire l’indomani ai Grands Montets e ritornare alla civiltà!

Verso i Grands Montets e casa!

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