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venerdì 14 settembre 2018

NUOVA VIA SUL CERVINO: DIRETTA ALLO SCUDO

Durante l'estate 2018 ho avuto l'onore e il piacere di partecipare all'apertura di una nuova via d'arrampicata sulla mitica parete sud del Cervino. Si tratta di un progetto iniziato da François Cazzanelli insieme a vari altri compagni negli anni passati che però non aveva ancora visto il termine a causa delle impegnative difficoltà incontrate. Quest'anno condizioni e motivazione ci hanno aiutato a portare a termine il progetto. Sono quindi molto felice e orgoglioso di aver lasciato un segno su questa mitica parete.

Ecco qui di seguito, direttamente dalle parole di François, la storia della via:

" Aprire una via nuova sul Cervino è sempre stato uno dei miei più grandi sogni.
Lo sognavo da quando ero bambino, volevo mettere la mia firma sulla montagna di casa mia, volevo lasciare un segno sul Cervino ma un segno profondo che avrebbe lasciato anche dentro di me qualcosa di indelebile. Ci sono voluti per portarla a termine 6 anni, in un certo senso si può dire che la mia esperienza alpinistica sia un po' maturata di pari passo con i progressi sulla via. Aprire questa via è stata una grande avventura, la si può definire quasi un epopea, che adesso a cose finite vale veramente la pena raccontare.
Un giorno parlando com mio papà gli chiesi :” Perché manca una via diretta che sale lo Scudo del Pic Tyndall? Secondo me tra la Casarotto - Grassi e la via “Innocenzo Menbreaz” c’è ancora spazio per qualcosa di bello ed elegante”. Lo Scudo del Pic Tyndall è quell’enorme parete compresa tra la “Cresta De Amicis” e la via “Casarotto Grassi”. Lui mi rispose “ Perché è difficile ci avevo pensato anche io, ho osservato a lungo la parete ma alla fine ho valutato che per me e i miei compagni era una cosa troppo difficile” Queste parole mi suonarono quasi di sfida, era il 2012 e io stavo terminando il corso da aspirante guida, ero in piena forma e non vedevo l’ora di mettermi in gioco. Avevo già ripetuto diverse vie sulla parete sud del Cervino, ( “Casarotto - Grassi”, “Diretta alla Parete Sud”e lo “ Spigolo dei Fiori”) la conoscevo discretamente e avevo voglia di mettermi alla prova.
Nel parlai a Roberto Ferraris, Guida alpina, soccorritore del SAGF di Cervinia e mio compagno di cordata in tante avventure, non fu difficile convincerlo qualche parole ed eravamo già con la testa sulla montagna.
Ovviamente pensammo subito in grande, una via nuova sul Cervino come si apre?
Beh come minimo in inverno e totalmente trad. Diciamo che negli anni dovemmo cambiare radicalmente la nostra idea.
Il 24 febbraio 2012 la meteo era dalla nostra e decidemmo di provare, nei giorni prima avevo già portato su un po’ di materiale così da toglierci un po’ di di peso dallo zaino.
Alle 5 partiamo con gli sci dalla seggiovia del Pancheron (fin li i gatti delle nevi che iniziavano il turno di battitura ci diedero un passaggio) e in 3 ore eravamo pronti a scalare. Per arrivare alla base della parete utilizzavamo il canalone di accesso della “Cresta Deffeyes” e della “Casarotto - Grassi”. Il nostro avvicinamento, dalla base della parete sud fino all’attacco della via, è lungo circa 500 mt e con buone condizioni di neve è molto veloce e pratico. Arrivati a base parete fummo subito stupiti e incantati da cosa vedevamo, roccia bella e davanti a noi una linea logica da aprire.
Quel giorno aprimmo ben 5 tiri (totalmente trad) con difficoltà fino all 6b e ridiscendemmo a base parete in doppia, eravamo esaltatimisi e non vedevamo l’ora di riattaccare. Non fu facile costruire sempre delle soste a prova di bomba ma in qualche modo ce la siamo cavata.
Nei giorni seguenti scoprimmo che c’era stato già un tentativo da parte di Massimo Farina e Hervé Barmasse. Nel tentativo dopo, all’altezza della sosta del nostro secondo tiro, una quindicina di metri più sinistra, trovammo una sosta a spit e qualche metro più su un’altro spit con un maillon piazzati dalla cordata Farina - Barmasse.
Di fatto i due tentativi seguono linee diverse anche se relativamente vicine.
Il 3 marzo 2012 io e Roby siamo nuovamente pronti a partire, solito cliché avvicinamento con i gatti, pelli e canale. Alle 10 arriviamo al culmine dei tiri aperti l’ultima volta eravamo abbondantemente in anticipo e motivati ad uscire. La fortuna però non ci aiutò, subito davanti a me un tiro compatto e poco proteggibile (al momento valutato 6c poi ridimensionato a 6b+) mi porta in una zona compattissima dove è complicatissimo far sosta. Recupero Roby e capimmo subito che da li senza spit era difficile progredire e anche trovare un posto per fare un buon ancoraggio non era facile. Riuscimmo a fare un ancoraggio molto precario per poter scendere con tre chiodi dietro ad un blocco marcio, e iniziammo la ritirata. Arrivati all’ultima doppia nel canale sotto di noi si staccò un enorme valanga che lasciò un taglio molto alto nel manto nevoso. Quel giorno era molto caldo e la neve in poche ore era diventata marcissima. Per sicurezza aspettammo li che il sole calasse per ridiscendere in sicurezza il canale. Passammo un paio di ore a prendere il sole su una piccola terrazza nel mezzo della sud Cervino, un posto comodo e pratico per rifarsi la tintarella in vista della primavera.
Quell’anno decidemmo di abbandonare il progetto le condizioni non furono mai ottimali e decidemmo di aspettare un momento migliore.
Roby l’anno seguente ebbe un grave incidente sciando, quindi il progetto della nostra via rimase fermo per 3 anni.
Il 20 giugno 2015 io Roby tornammo alla carica, era il nostro 3 tentativo!
Decidemmo di cambiare tattica dopo aver binocolo a lungo la parete decidemmo di passare dal trad ad uno stile più moderno, mettendo gli spot alle soste e dove non era possibile utilizzare delle protezioni veloci. Questo per spingere il più possibile l’arrampicata libera.
Partimmo di buon ora risalimmo le piste, ormai spoglie di neve,in jeep fino alla seggiovia Pancheron e poi su neve trasformata su per il canale fino all’attacco della via. Il tempo dopo un tiro si guastò costringendoci a scendere. Posizionammo due spit uno per sosta e in mezzo alla bufera ci ritirammo giù per il canale fino alla macchina.
Passo l’estate e le condizioni sembravano permetterci un nuovo tentativo.
Il 22 ottobre io, Emrik Favre e Marco Farina partimmo per il 4 tentativo su questa parete.
Decidemmo di adottare uno stile pesante e bivaccare sulla grossa cengia in cima al4 tiro. Nonostante fossimo molto pesanti, scalammo tutti i tiri aperti nei precedenti tentativi e piazzano le soste a spit. Arrivati al 6 tiro lasciammo li chiodi, spit e martello e ci calammo alla cengia per bivaccare. Li ci accorgemmo di avere fatto un errore da principianti, non avevamo preso l’accendino per accendere il fornello. Provammo di tutto, per far partire una scintilla ma niente ci tocco andare a letto senza cena e senza bere!! La mattina dopo eravamo distrutti e ci tocco ritirarci. Messo piede nel canale però ci accorgemmo che la “Cresta Deffeyes” scaricava parecchie pietre. Cercammo di scendere il più velocemente possibile diverse scariche ci passavano vicino, un sasso mi colpi la mano e persi la picca. Per pranzo eravamo di ritorno a Cervinia stanchi e molto incazzati.
Questa fu per il morale un brutto colpo per parecchio tempo non volevo più saperne di questa via.
Finalmente nell’estate 2018 mi sentii di nuovo pronto per chiudere i conti con questa via. Chiesi di accompagnarmi al mio caro amico Guida Alpina e compagno di tante avventure Francesco Ratti. Francesco è un alpinista fortissimo e un rocciatore eccezionale e subito fu entusiasta del progetto.
Il canale però era in pessime condizioni ed era chiaro che non potevamo utilizzarlo per l’avvicinamento. Qualche anno prima avevo ripetuto con un cliente la via “Innocenzo Menabreaz” che scala una piccola porzione dello scudo. Da li intuì che attraversando su una cengia verso destra forse sarei riuscito a raggiungere la mia via senza alcun pericolo.
Quindi il 5 agosto io, Francesco e Roby nuovamente carichi come muli partimmo per lo scudo. Percorremmo la prima parte della “Cresta de Amicis” fino all’attacco della Via “Innocenzo Menabreaz”, da li traversano ancora a destra per cengia fino ad una comoda terrazza. Da li intuimmo che con un tiro avremmo raggiunto la terrazza del 4 tiro dove avevo bivaccato nel 2015. Attacco Francesco e apri un tiro stupendo che ci porto alla cengia. Questo tiro l’abbiamo chiamato variante “Ratti” ed è valutato 6b+. Arrivammo alla sosta del 6 tiro in pochissimo tempo. Da li partii io davanti e riuscii ad aprire 6/7 mt poi ero morto il freddo e le alte difficoltà mi avevano distrutto. Francesco mi diede il cambio, era in gran forma, e con una grande performance apri altri 20 mt così riuscimmo a concludere il settimo tiro 7a.
Faceva freddo ed eravamo nella nebbia così decidemmo di scendere, ma ormai la strada verso l’alto era aperta.
Eravamo motivati e volevamo chiudere i conti con questa parete ma tra meteo e gite con i clienti non trovammo un giorno libero fino al 22 settembre. Roby inizio i lavori di casa e non poteva più essere della partita così a me e Francesco si uni Emrik.
Partimmo alle 3 di notte ormai l’avvicinamento era chiaro e logico e con le prime luci eravamo ai piedi della variante “Ratti”. Velocemente risalimmo fino in cima al settimo tiro e da li siamo nuovamente su treno vergine. Parte Francesco, è veramente in gran forma, e con un gran numero risolve un tiro molto impegnativo che risulterà il tiro più obbligato della via. Sopra di noi adesso c’è un tiro in strapiombo Francesco è incontenibile e riparte. Risolve lo strapiombo e ci dice che ha raggiunto un zona facile e continua. Dopo 50 mt ci urla che ha fatto sosta. Lo raggiungiamo, Francesco e stanco e mi chiedo il cambio, sembra che con un tiro usciamo.Parto sono le 16.30, un ora dopo siamo tutti sulla grande terrazza che taglia l’ultima parte dello scudo inizia a nevicare e tirare vento forte bisogna muoversi!! Attraversiamo la cengia e usciamo sulla cresta “De Amicis” la risaliamo fino alla “ Cravatta”, la attraversiamo e spuntiamo sulla “Cresta del Leone” il tutto in mezzo alla bufera. Iniziamo la discesa e alle 9 arriviamo alla “Capanna Carrel”, ci fermiamo un oretta beviamo un tè caldo mangiamo qualcosa e continuiamo alle 11 siamo alla nostra jeep parcheggiata al rifugio Duca Degli Abruzzi.     "

Schizzo di massima della via

Le altre vie della parete
Schizzo dettagliato

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